Nel mondo imprenditoriale, dove le opportunità si mescolano con le minacce, la storia dell’imprenditore bolognese, titolare di una ditta di trasporti, è un chiaro esempio di come la criminalità organizzata possa infiltrarsi nel tessuto economico con proposte apparentemente innocue che nascondono intenti malavitosi. Gli investigatori della Guardia di Finanza di Bologna, in collaborazione con le autorità di Firenze, Pistoia, Napoli e Salerno, insieme al servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico), hanno portato alla luce un piano di estorsione orchestrato ai danni di un imprenditore di Castel Maggiore, provincia di Bologna.

Quattro individui, tre napoletani e un salernitano residente nel Bolognese, sono stati arrestati con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal cosiddetto metodo mafioso. Il modus operandi era subdolamente semplice: proponevano all’imprenditore la cessione, a pagamento, di crediti d’imposta fittizi, facendogli credere di poter ottenere un credito Iva di circa 4,8 milioni di euro.

Quello che sembrava essere un affare vantaggioso si è rivelato essere un vero e proprio ricatto. Gli investigatori hanno scoperto che dietro la proposta commerciale si nascondeva una minaccia: accettare l’offerta o subire conseguenze gravi, non solo per l’imprenditore, ma anche per la sua famiglia. Le intimidazioni erano così gravi da generare una condizione di assoggettamento e omertà.

Le minacce, espresse con un linguaggio tipicamente mafioso, hanno lasciato intravedere la vicinanza dei quattro individui all’ambiente criminale camorristico, sia per contatti diretti che per precedenti specifici. Questo contesto ha reso ancora più reale e pericoloso il tentativo di estorsione.

Gli ulteriori accertamenti sulle società in capo agli indagati hanno confermato la natura falsa dei crediti d’imposta proposti all’imprenditore. Ciò che sembrava un’opportunità legale si è rivelato essere una trappola ben architettata dalla criminalità organizzata.