Si è spenta a Roma, nel quartiere dell’Esquilino dove viveva da oltre sessant’anni, Pia Velsi, nome d’arte di Elpidia Sorbo. Attrice di cinema, teatro e televisione, aveva 101 anni. In molti la ricordano come la signora del “cavalluccio rosso” in Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo, o come l’inquilina della celebre scena della “mezz’ora” con Enzo Cannavale in 32 dicembre. Ma soprattutto come la “nonna Trieste” di Parenti Serpenti (1992) di Mario Monicelli, ruolo che la rese una delle nonne più amate del grande schermo.

Una vita tra spettacolo e difficoltà

Nata a L’Aquila il 31 marzo 1924 e cresciuta a Napoli, Pia Velsi aveva iniziato la sua carriera come cantante negli anni ’40 con il nome d’arte “Nuovo Fiore”. La recitazione arrivò quasi per caso, con una sostituzione sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari. Da lì iniziò un percorso che l’avrebbe portata dal varietà alle sceneggiate napoletane, fino al cinema d’autore e alle fiction televisive.

Negli anni lavorò con grandi registi italiani: Renato Castellani, Nanni Loy, Luciano De Crescenzo, Steno, Massimo Troisi e Mario Monicelli. In tutte le sue interpretazioni seppe trasmettere ironia, tenerezza, dignità e malinconia.

Eppure, nonostante una lunga carriera, Pia Velsi ha vissuto momenti di grande difficoltà economica. Negli ultimi anni aveva denunciato pubblicamente la sua condizione di precarietà: una pensione di 500 euro a fronte di un affitto da 900, senza figli né parenti al suo fianco. La Comunità di Sant’Egidio le era rimasta accanto nei momenti più duri, quando rischiava addirittura lo sfratto.

Dal grande schermo alla televisione

Oltre al cinema e al teatro, Pia Velsi era apparsa in spot pubblicitari entrati nell’immaginario collettivo, come quello dell’acqua Uliveto accanto ad Alessandro Del Piero. In televisione il pubblico l’ha vista in diverse fiction e serie di successo. La sua ultima apparizione risale a Tutti pazzi per amore, dove interpretava Filomena, una delle zie di Emilio Solfrizzi.

Il ricordo

Con Pia Velsi scompare una testimone di oltre settant’anni di spettacolo italiano, capace di attraversare generi e decenni con discrezione, professionalità e umanità. La sua figura resterà legata a quella delle nonne del cinema italiano, tra ironia e malinconia, memoria e identità collettiva.