Un tesoro gastronomico che rischia di sparire
L’Italia è una penisola con oltre 7.000 km di coste e una tradizione culinaria marittima tra le più ricche al mondo. Eppure, molti prodotti ittici tipici italiani – un tempo protagonisti di piatti regionali – oggi sono sempre più difficili da trovare, minacciati dalla pesca intensiva, dai cambiamenti climatici e dalla perdita di habitat.
Secondo i dati FAO e ISPRA, negli ultimi 30 anni le popolazioni di alcune specie autoctone si sono ridotte fino al 70%. Il risultato? Pesci e molluschi che facevano parte della nostra identità gastronomica rischiano di scomparire non solo dalle reti dei pescatori, ma anche dalle nostre tavole.
Alcune specie ittiche italiane già scomparse o in forte declino
1. La palamita del Tirreno
Pesce azzurro amatissimo in Toscana e Liguria, oggi la palamita è sempre più rara. A causa della pesca non regolamentata e dell’aumento delle temperature marine, le catture si sono drasticamente ridotte.
2. L’anguilla europea
Regina delle feste natalizie, soprattutto in Veneto e nel Lazio, l’anguilla è considerata a rischio critico dall’IUCN. Oltre alla pesca eccessiva, i cambiamenti nei fiumi e negli estuari hanno compromesso i luoghi di riproduzione.
3. I neonata (bianchetti e rossetti)
Piccolissimi pesci appena nati, utilizzati in frittelle e zuppe liguri e calabresi. La loro pesca è ormai vietata in tutta Italia per tutelare la biodiversità, sostituiti da surrogati di pesce azzurro tritato.
4. La pezzogna (pagello fragolino)
Pesce pregiato del Mediterraneo, un tempo comune nei golfi campani. Oggi è molto difficile da trovare fresco e locale, perché sovrasfruttato e spesso rimpiazzato da importazioni.
5. Il dattero di mare
Mollusco vietato da oltre 30 anni: la sua estrazione distrugge la roccia calcarea marina. Era consumato soprattutto in Puglia e Campania. Un esempio emblematico di prodotto scomparso a causa dell’impatto ambientale.
Perché stanno scomparendo i prodotti ittici tipici
Le cause principali sono tre:
Sovrapesca: lo sfruttamento eccessivo non permette alle specie di riprodursi.
Cambiamenti climatici: aumento delle temperature e acidificazione dei mari modificano gli habitat.
Inquinamento e perdita di habitat: fiumi cementificati, coste devastate, plastica in mare.
Cosa possiamo fare per tutelarli
Gli esperti indicano alcune azioni concrete per proteggere ciò che resta del nostro patrimonio ittico:
Scegliere pesce locale e stagionale, evitando specie sovrasfruttate.
Sostenere i pescatori artigianali, che utilizzano metodi a basso impatto.
Favorire progetti di ripopolamento e aree marine protette, già attive in diverse regioni italiane.
Educarsi al consumo consapevole, riscoprendo specie “povere” ma sostenibili come sugarello, zerro e boga.
Un patrimonio culturale e gastronomico da non perdere
I prodotti ittici italiani non sono solo cibo: rappresentano tradizioni regionali, storie familiari, identità culturale. Difendere queste specie significa preservare un pezzo del nostro futuro e della nostra memoria collettiva.
Se continueremo a ignorare il problema, rischiamo di trasformare ricette secolari in semplici pagine di storia della gastronomia.