Il cosiddetto “Bonus Maroni bis”, oggi noto come Bonus Giorgetti, rappresenta un’opportunità per i lavoratori e le lavoratrici che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, scelgono di rimanere in servizio. Introdotto originariamente nel 2004 dal governo Berlusconi II, il bonus è stato rilanciato in forma ridotta nel 2023 e ulteriormente ampliato con l’ultima Legge di Bilancio.

Come funziona
Chi rinuncia temporaneamente al pensionamento può ricevere in busta paga la quota dei contributi previdenziali a proprio carico, pari al 9,19% della retribuzione imponibile. Questi contributi, anziché essere versati all’Inps, vengono incassati direttamente dal lavoratore senza alcuna imposizione fiscale, arrivando dunque netti in busta paga.

Questa opzione non comporta un aumento della pensione futura, anzi, la scelta di non versare ulteriori contributi riduce l’importo dell’assegno previdenziale una volta che si va in pensione. Tuttavia, garantisce un incremento immediato dello stipendio, che in alcuni casi può rappresentare un vantaggio economico rilevante.

Chi può accedervi
Il bonus è rivolto ai lavoratori che hanno già raggiunto i requisiti per la pensione anticipata, come quelli previsti da Quota 103, ma decidono di continuare a lavorare. Per richiederlo è necessario presentare domanda all’Inps, che valuta i requisiti e risponde entro 30 giorni comunicando l’esito al datore di lavoro.

Quanto si guadagna
Secondo una recente analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, un lavoratore 62enne con un reddito lordo di 40.000 euro l’anno può ottenere fino a 6.900 euro netti annui in più scegliendo di non andare in pensione con Quota 103. L’incentivo si riduce progressivamente con l’età: a 66 anni, il vantaggio si abbassa a circa 1.445 euro.

I calcoli tengono conto:

del risparmio fiscale (il bonus è esente da imposte),

dell’incremento salariale immediato,

e della minore entità della pensione futura dovuta al mancato versamento dei contributi.

Una scelta da valutare
Il Bonus Giorgetti si presenta come uno strumento di flessibilità pensionistica, utile per chi desidera restare nel mondo del lavoro senza rinunciare a un riconoscimento economico. Tuttavia, la scelta deve essere valutata con attenzione, tenendo conto della propria situazione contributiva e delle prospettive pensionistiche a lungo termine.