Un ragazzo di 19 anni, A.P., è stato ritrovato ferito nella tarda serata di venerdì nel piazzale della stazione EAV di Brusciano, attualmente chiusa per lavori sulla linea ferroviaria. La dinamica dell’accaduto resta ancora avvolta nel mistero, mentre i carabinieri hanno aperto un’indagine per chiarire i contorni di un episodio che solleva interrogativi non solo investigativi, ma anche sociali e istituzionali.
Un ritrovamento che solleva dubbi
Il giovane è trovato da alcuni amici, allertati dall’assenza prolungata e da un’intuizione che li ha condotti sul posto. Quando lo hanno raggiunto, giaceva a terra in stato confusionale, con escoriazioni visibili, ma i primi elementi raccolti non sembrano coerenti con la versione fornita. Il ragazzo avrebbe detto di essersi lanciato da un’altezza, ma la distanza tra il punto in cui si trovava e le strutture sopraelevate, oltre alla posizione del cellulare e di un powerbank rinvenuti più lontano, fanno sorgere forti dubbi.
A sorprendere ulteriormente gli inquirenti è stato lo stato degli indumenti del giovane: puliti, senza tracce evidenti del terreno circostante. Inoltre, la destinazione dichiarata al momento dell’uscita di casa – una lezione presso la scuola guida – non è mai raggiunta.
Una stazione nel degrado e nell’abbandono
L’episodio ha riacceso l’attenzione sullo stato di abbandono della stazione di Brusciano. Al momento dell’intervento dei soccorsi, l’ingresso era sbarrato da un lucchetto arrugginito, e solo l’intervento di un residente con un flessibile ha permesso al personale sanitario di accedere. La stazione è da tempo al centro delle denunce dei residenti: isolata, fatiscente e priva di vigilanza, è spesso teatro di spaccio, furti e aggressioni.
Durante il giorno, la sorveglianza è garantita solo fino alle 18 grazie ai volontari del progetto Alfa. Tuttavia, le richieste di intervento del Comune rimangono inevase, mentre EAV, Regione e Prefettura sembrano muoversi con lentezza, se non con indifferenza.
Indagini in corso, si attende la verità
I carabinieri hanno già effettuato i rilievi scientifici e sono in attesa delle immagini di videosorveglianza per ricostruire l’accaduto. L’ipotesi di un gesto volontario resta tra le possibilità, ma non è l’unica pista investigativa. Non si esclude, infatti, che dietro l’accaduto ci sia un disagio più profondo, personale o ambientale, che riguarda non solo il giovane ma anche il contesto urbano e sociale in cui si inserisce.