Una scelta che ha sollevato sdegno e polemiche: nel cast del nuovo prequel della serie “Gomorra” figura il fratellastro del killer di Giogiò Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli lo scorso anno. Il ragazzo, ancora minorenne, è fratello da parte di padre di Luigi Baldi, il responsabile della tragica sparatoria avvenuta a Piazza Municipio.
La notizia ha suscitato forte indignazione, soprattutto dopo che sui social il giovane attore è apparso in pose che ricordano quelle dei baby-boss, con lo sguardo da duro e gesti che mimano l’uso di una pistola, quasi a emulare il fratello maggiore, autore di un efferato omicidio.
L’indignazione della famiglia di Giogiò: “È come ucciderlo di nuovo”
La madre di Giovanbattista Cutolo, Daniela Di Maggio, ha commentato con profondo dolore la notizia, definendola un colpo durissimo:
“Così stanno uccidendo di nuovo Giogiò. È uno schiaffo alla sua memoria e al nostro dolore.”
Anche il padre del giovane ha espresso sconcerto e ha chiesto chiarimenti alla direzione scolastica dell’istituto frequentato dal ragazzo, interrogandosi su quanto la produzione fosse consapevole della sua parentela con il killer.
Il monito di Borrelli: “Non possiamo rendere eroi i criminali”
A prendere posizione è stato anche il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, da tempo impegnato in campagne contro la glorificazione della criminalità.
In un messaggio pubblico, ha dichiarato:
“La cultura della violenza e il pensiero criminale vengono premiati, ancora una volta, mentre le vittime finiscono nell’oblio o, peggio, nella macchina del fango. Oggi è hype mostrarsi come un criminale, atteggiarsi da boss, idolatrare i soldi facili e le armi.”
Il deputato ha poi aggiunto che se da un lato si comprendono le esigenze narrative di cinema e televisione, dall’altro è necessario un cambio di rotta culturale.
“Le produzioni continuano a proporre modelli diseducativi che, agli occhi dei giovani, diventano eroi da emulare. Ma quanto vale di più la vita, il dolore di un genitore, la sicurezza delle nostre città rispetto allo share?”
Un caso che accende il dibattito: arte o responsabilità sociale?
L’ingaggio del ragazzo nel progetto televisivo apre l’ennesimo fronte su un tema delicato: può l’arte ispirarsi alla realtà criminale senza cadere nella spettacolarizzazione? E fino a che punto è giusto separare un interprete dal suo contesto familiare, soprattutto se quel contesto è segnato da un fatto di sangue ancora aperto nella memoria collettiva?