La città di Napoli, con le sue strade intrise di storia e cultura, è anche teatro di episodi di violenza che vedono protagonisti minori sempre più giovani. Un mese fa, in pieno centro, un drammatico episodio ha sconvolto la comunità: un 16enne, emulando i boss della criminalità organizzata, ha estratto una pistola durante una lite e ha sparato contro un coetaneo, rischiando di ucciderlo. Questo triste evento ha riacceso i riflettori sull’emergenza minori, un problema che sembra non trovare soluzione.
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, coordinata dalla Procura della Repubblica per i minorenni, la vicenda ha avuto luogo la mattina del 26 giugno in piazza Carità, a pochi passi dal comando provinciale dei carabinieri e dalla Questura. Due gruppetti di giovanissimi, provenienti dalla zona delle “Chianche”, un’area nota per la faida perpetua dei Quartieri Spagnoli, si sono incontrati casualmente.
Informative di polizia giudiziaria rivelano che questi ragazzi erano già vicini agli ambienti della criminalità organizzata del centro storico. Una situazione assurda ma tristemente reale. Le rivalità familiari e le contrapposizioni tra i membri dei due gruppi hanno fatto esplodere la tensione in un violento confronto.
Quel mercoledì mattina, dopo un alterco verbale, il 16enne ha estratto una pistola dai bermuda e ha sparato contro il rivale. La piazza è piombata nel caos: i passanti cercavano riparo nei bar o dietro le auto in sosta, cercando di sfuggire ai proiettili. La scarica di piombo ha colpito il coetaneo, causandogli gravi lesioni al bacino e agli arti inferiori. Mentre l’aggressore fuggiva, la vittima veniva trasportata d’urgenza all’ospedale “Pellegrini” in prognosi riservata.
L’indagine successiva ha portato all’arresto del giovane aggressore, ma l’episodio ha sollevato interrogativi profondi sul degrado sociale e sulla mancanza di prospettive che spingono i ragazzi verso la violenza e la criminalità. Il mito dei boss e la facilità con cui si possono reperire armi fanno sì che anche i più giovani si ritrovino intrappolati in una spirale di illegalità e pericolo.
La chiusura del bar Saint Honoré al Vomero, simbolo di onestà e lavoro duro, evidenzia il contrasto tra chi cerca di costruire una vita lontano dalla criminalità e chi, invece, ne rimane intrappolato. Napoli si trova a dover affrontare una sfida enorme: recuperare questi ragazzi, offrire loro alternative valide e spezzare il ciclo di violenza che minaccia di compromettere il futuro di intere generazioni.