Uno studio condotto da ricercatori italiani ha rivelato la presenza di diversi interferenti endocrini nel latte materno, mettendo in luce il rischio potenziale per la salute dei neonati. Questi interferenti, sostanze chimiche in grado di alterare il sistema ormonale, sono individuati in diverse fonti, dalla plastica degli imballaggi alimentari ai pesticidi utilizzati in agricoltura. La ricerca, intitolata “Life Milch” (“Mother and Infants dyads: Lowering the impact of endocrine disrupting Chemicals in milk for a Healthy Life”), finanziata dall’Unione Europea e coordinata dall’Università di Parma in collaborazione con l’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia, le università di Firenze e Cagliari, si propone di valutare gli effetti di questi interferenti sul neurosviluppo e la crescita infantile, concentrandosi in particolare sul latte materno.
La scoperta di sostanze quali ftalati presenti negli imballaggi alimentari, bisfenolo A nelle stoviglie di plastica monouso, glifosati usati come pesticidi e parabeni nei cosmetici, tutti rilevati nel latte materno, ha sollevato preoccupazioni circa l’esposizione dei neonati a queste sostanze, che possono comportare un rischio maggiore di obesità, pubertà precoce, diabete e disturbi neurocomportamentali.
La presidente del congresso e direttrice dell’Unità di Pediatria Endocrinologica del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell’Università Federico II di Napoli, Mariacarolina Salerno, sottolinea l’importanza di non creare allarmismi e di mantenere l’attenzione sull’allattamento al seno, che resta il migliore alimento per i neonati. Tuttavia, è cruciale proteggere questo prezioso atto, riducendo l’esposizione degli infanti a tali interferenti endocrini.
Nonostante la preoccupazione suscitata da questi risultati, è fondamentale evitare un allarme sociale che potrebbe spingere molte madri a preferire alternative all’allattamento al seno. Piuttosto, è necessario concentrarsi sulla protezione e sulla prevenzione, agendo sulle abitudini nutrizionali e sullo stile di vita delle donne durante la gravidanza e l’allattamento.
In conclusione, sebbene la presenza di tali interferenti endocrini nel latte materno sollevi serie preoccupazioni, è cruciale sottolineare che l’allattamento al seno rimane la scelta più salutare per i neonati, ma deve essere protetto riducendo l’esposizione a tali sostanze chimiche presenti nell’ambiente.