In manovra un Fondo da 300 euro per ogni figlio
Un emendamento della maggioranza alla Manovra finanziaria introduce la possibilità di attivare, alla nascita di un bambino, un fondo pensione parzialmente sostenuto dall’Inps. L’obiettivo è creare fin...
Un emendamento della maggioranza alla Manovra finanziaria introduce la possibilità di attivare, alla nascita di un bambino, un fondo pensione parzialmente sostenuto dall’Inps. L’obiettivo è creare fin da subito una base di risparmio che possa evolvere in una forma di previdenza complementare o, alternativamente, diventare un supporto economico per gli studi o per l’ingresso nel mondo del lavoro.
La misura si affianca a un’altra proposta, presentata da Azione, che punta invece a incentivare l’adesione a fondi pensione già esistenti.
La proposta della maggioranza: un fondo Inps per ogni nuovo nato
L’emendamento, presentato da Fratelli d’Italia, prevede l’apertura volontaria di un fondo dedicato ai nuovi nati. L’iniziativa può essere avviata dai genitori o da parenti fino al terzo grado entro i primi tre mesi di vita del bambino, con un versamento minimo iniziale di 100 euro.
A questo contributo privato si aggiungerebbe un sostegno annuale dell’Inps pari a 50 euro.
Il fondo avrebbe una caratteristica centrale: al compimento dei 18 anni, l’intero capitale accumulato diventerebbe disponibile per il giovane, che potrebbe scegliere se:
proseguire con l’investimento per costruire una pensione integrativa a lungo termine;
utilizzare le somme per finanziare percorsi di studi universitari o professionali;
destinare il denaro all’avvio di un’attività autonoma.
Secondo le stime citate da Il Messaggero, la misura comporterebbe un costo di circa 18 milioni di euro l’anno.
La proposta di Azione: incentivi ai fondi pensione esistenti
La proposta avanzata da Azione persegue lo stesso obiettivo di rafforzare la previdenza integrativa, ma con una logica totalmente diversa: non un fondo statale, bensì incentivi all’adesione ai fondi già presenti sul mercato.
Il meccanismo previsto è il seguente:
contributo pubblico di 300 euro nel primo anno di vita del bambino;
contributi di 200 euro l’anno per i successivi quattro anni;
impegno dei genitori a versare almeno 100 euro annui.
I costi stimati, però, risultano molto più elevati rispetto alla proposta della maggioranza:
500 milioni di euro nel primo anno;
250 milioni annui a regime.
Entrambe le misure hanno superato la prima fase di valutazione tecnica e approdano ora al confronto parlamentare, ma l’emendamento della maggioranza appare quello con maggiori probabilità di approvazione.
Il contesto: la previdenza complementare in Italia
Il ricorso ai fondi pensione resta limitato. Secondo l’osservatorio pensioni 2025 di Moneyfarm, in Italia risultano iscritti alla previdenza complementare circa 10 milioni di cittadini.
Tra i lavoratori dipendenti aderisce solo il 38,8%, mentre tra gli autonomi la percentuale scende al 23,7%. La partecipazione è ancora più bassa tra giovani e donne, due categorie che in futuro rischiano di trovarsi con pensioni particolarmente modeste.
Gli analisti evidenziano infatti che, nei prossimi decenni, il sistema previdenziale pubblico non garantirà lo stesso livello di copertura assicurato oggi ai lavoratori prossimi al pensionamento. Gli assegni saranno più contenuti e verranno erogati più tardi.
In questo scenario, la pensione integrativa è destinata a diventare uno strumento centrale per mantenere un adeguato tenore di vita durante la vecchiaia.