A partire dal 1° gennaio 2027, molti contribuenti potrebbero dover attendere tre mesi in più per accedere alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata ordinaria. La ragione è collegata all’adeguamento automatico dei requisiti anagrafici alla speranza di vita, stabilito dalla Legge Fornero.
L’aumento dell’età pensionabile dal 2027
Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, dopo la pandemia si registra un incremento dell’aspettativa di vita. Di conseguenza, dal 2027 l’età pensionabile dovrebbe passare da 67 anni a 67 anni e 3 mesi.
Si tratta di un meccanismo che scatta ogni due anni, salvo interventi del Governo per bloccare o rinviare l’adeguamento. L’esecutivo ha annunciato l’intenzione di cristallizzare i requisiti attuali fino al 2029, ma al momento non ci sono certezze: tutto dipenderà dalla prossima Legge di Bilancio.
Chi rischia di rimanere senza pensione per 3 mesi
L’aumento dei requisiti anagrafici non avrebbe lo stesso impatto su tutte le categorie di lavoratori. Le situazioni più delicate riguardano i percettori di misure di accompagnamento alla pensione.
1. Ape sociale
L’Ape sociale è un sussidio INPS destinato a lavoratori in condizioni di disagio, che consente di uscire anticipatamente dal lavoro fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Se i requisiti aumentassero di tre mesi, è molto improbabile che i beneficiari restino senza copertura economica.
È più verosimile che l’INPS proroghi la prestazione fino al raggiungimento della nuova età pensionabile, trasformandola poi automaticamente in pensione.
2. Isopensione e contratti di espansione
Diverso il discorso per l’Isopensione e i contratti di espansione, strumenti di prepensionamento finanziati dalle aziende e gestiti dall’INPS.
In questi casi, il lavoratore riceve un assegno fino ai 67 anni di età.
Con l’aumento dei requisiti a 67 anni e 3 mesi, le aziende si troverebbero a dover coprire ulteriori tre mesi di sussidio, non previsti dagli accordi iniziali.
Non è quindi certo che tutte le imprese accettino di farsi carico di questa spesa aggiuntiva.
Le possibili conseguenze
Se l’adeguamento alla speranza di vita sarà confermato, i lavoratori in uscita anticipata rischiano un “vuoto” economico di tre mesi senza stipendio né pensione. L’impatto maggiore potrebbe ricadere proprio sui prepensionamenti aziendali, mentre per l’Ape sociale si prospetta una gestione più lineare da parte dell’INPS.