Tre rivendite di tabacchi, per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro, sono state sequestrate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta nell’ambito di un’inchiesta sul trasferimento fraudolento di valori. L’operazione, condotta nelle ultime ore, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone.

Tra gli indagati un condannato in via definitiva per mafia
Tra i soggetti coinvolti figura anche un uomo già condannato in primo e secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’indagato sarebbe vicino al clan Amato, attivo a Santa Maria Capua Vetere e storicamente federato con il clan dei Casalesi, uno dei più noti gruppi camorristici del panorama campano.

Sequestri a Santa Maria Capua Vetere e Bellona
Il decreto di sequestro preventivo è stato notificato in due comuni della provincia di Caserta: Santa Maria Capua Vetere e Bellona. Le tre rivendite di tabacchi, formalmente intestate ad altri soggetti, sarebbero in realtà riconducibili al pluricondannato che ne avrebbe continuato a gestire attività e profitti.

Le accuse: fittizie intestazioni per eludere le misure patrimoniali
L’indagine, che copre il periodo tra gennaio 2021 e dicembre 2022, ha fatto emergere un meccanismo illecito di intestazione fittizia degli esercizi commerciali, messo in atto con l’obiettivo di evitare l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Secondo gli investigatori, il soggetto condannato avrebbe continuato a percepire gli utili delle attività pur risultando estraneo sulla carta alla loro titolarità.

Parte dei guadagni destinati ai clan
Gli elementi raccolti dagli inquirenti indicano che una parte dei ricavi derivanti dalle rivendite sarebbe destinata alle casse del clan Amato. Gli esercizi avrebbero quindi svolto una duplice funzione: da un lato consentire all’indagato di mantenere un profilo economico attivo, dall’altro finanziare indirettamente l’organizzazione criminale.

Slot machine per finanziare la camorra
Ulteriori dettagli emersi dalle indagini confermano quanto già riscontrato in sentenze passate: il soggetto coinvolto avrebbe fornito al clan alcune slot machine, successivamente collocate in regime di monopolio all’interno di diversi esercizi commerciali nella zona di Santa Maria Capua Vetere. Tali apparecchiature, secondo le accuse, avrebbero garantito flussi di denaro costanti e significativi a favore della criminalità organizzata.

Un sistema articolato e radicato sul territorio
Il sequestro rappresenta un nuovo colpo a un sistema criminale ancora ben radicato nel tessuto economico del Casertano, capace di operare attraverso strumenti societari e commerciali apparentemente legittimi, ma utilizzati in realtà per aggirare la legge e alimentare i circuiti mafiosi.

Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e legami con altre attività economiche riconducibili alla rete del clan.