Bruno non era solo un cane, era un salvatore. Bloodhound dell’Unità cinofila dell’Endas di Taranto, aveva un dono raro: un fiuto infallibile che ha permesso di ritrovare nove persone disperse. Per sette anni ha dedicato la sua vita a missioni di ricerca in tutta Italia. Ma il suo destino è stato spezzato nel modo più brutale: ucciso da un wurstel imbottito di chiodi, gettato da ignoti come un’esca mortale.

Il suo compagno umano, Arcangelo Caressa, ha denunciato pubblicamente l’accaduto. Una perdita che ha commosso profondamente il mondo della cinofilia, della protezione civile e chiunque creda nella fedeltà e nel coraggio degli animali.

Un cane-eroe riconosciuto a livello nazionale
Bruno non era un cane qualunque. Il suo impegno nella ricerca di persone scomparse gli aveva fatto guadagnare riconoscimenti ufficiali, tanto che fu citato anche dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni tra i “cani eroi d’Italia” durante una cerimonia dedicata alla Protezione Civile.

Dietro ogni missione c’era lui: con pazienza, fiuto e coraggio, ha riportato a casa chi si era perso. Tra gli episodi più toccanti, quello del ritrovamento di Benito, un 84enne scomparso per tre giorni a Montalbano Jonico. Le ricerche sembravano inutili finché Bruno, seguendo una traccia invisibile per gli esseri umani, non ha indicato il punto esatto dove l’anziano era, vivo ma disorientato. Un salvataggio che ha emozionato un intero paese.

Cani molecolari: gli eroi silenziosi che ci salvano
Bruno era un cane molecolare, una specializzazione d’élite nel mondo cinofilo. Questi cani sono addestrati per seguire l’odore unico di una persona anche dopo giorni, in condizioni ambientali difficili e tra mille distrazioni olfattive. Il loro compito è delicato, richiede un addestramento costante fin da cuccioli, grande empatia con il conduttore e una motivazione altissima.

Il lavoro di un cane molecolare non si improvvisa. Ogni segnale del cane può essere fondamentale per la buona riuscita dell’operazione. E dietro ogni successo c’è un legame fortissimo con il proprio umano: un binomio fatto di fiducia, collaborazione e dedizione quotidiana.

Il Bloodhound: fiuto eccezionale e cuore grande
Bruno apparteneva alla razza Bloodhound, uno dei cani col fiuto più potente al mondo. Originari del Belgio e perfezionati in Inghilterra, i Bloodhound sono in grado di seguire una traccia olfattiva anche dopo giorni, per chilometri.

Il loro aspetto inconfondibile – orecchie lunghe, pelle floscia, sguardo riflessivo – nasconde un’anima instancabile. Una volta in pista, il Bloodhound si trasforma: niente può distoglierlo dalla sua missione.

Sono cani sensibili, testardi, affettuosi e profondamente legati ai loro conduttori. Per questo sono usati non solo nella ricerca e soccorso, ma anche in indagini forensi e operazioni complesse.

Bruno, simbolo di dedizione e amore per l’uomo
Con Bruno se ne va un patrimonio di esperienza, di empatia e di umanità. Il suo umano, Arcangelo, ha espresso tutto il dolore in poche parole: “Hai passato la vita a salvare gli esseri umani, e uno di loro ti ha ucciso. Quando qualcuno avrà bisogno di te, non ci sarai più.”

La Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta per fare luce su questo gesto criminale. La Polizia è al lavoro per identificare i responsabili di un’azione così crudele e vile.