Un’invasione silenziosa ha colpito le coste pugliesi: migliaia di dischetti neri, flessibili e circolari sono stati rinvenuti lungo diverse spiagge della regione. Apparentemente arrivati dal nulla, questi frammenti di plastica stanno attirando l’attenzione di ambientalisti e ricercatori. Ma cosa sono esattamente e, soprattutto, da dove provengono?

Cosa sono gli z-MBBR
Secondo la pagina Instagram di Archeoplastica, associazione attiva nel monitoraggio dell’inquinamento marino, i dischetti sono identificabili come z-MBBR, supporti in plastica utilizzati negli impianti di depurazione delle acque reflue. Questi componenti, simili a “Pringles nere”, servono a favorire la proliferazione di batteri benefici che abbattono le sostanze inquinanti presenti nelle acque. Leggeri e galleggianti, se dispersi accidentalmente, possono viaggiare per centinaia di chilometri sospinti dalle correnti marine.

L’origine della dispersione: guasto a un impianto del Nord Italia?

L’ipotesi più accreditata è quella di una dispersione accidentale da un impianto di depurazione situato a Nord, probabilmente lungo il fiume Adige. A sostenerlo è Enzo Suma, fondatore di Archeoplastica, che ha condotto un’indagine insieme all’astrofisico e divulgatore Matteo Miluzio. I due hanno contattato direttamente l’azienda svedese produttrice degli z-MBBR, la quale ha confermato di avere anche clienti italiani.

Nella comunicazione inviata, Suma e Miluzio hanno chiesto all’azienda l’elenco degli impianti italiani che acquistano questi componenti, ipotizzando che ci sia un depuratore che scarica inconsapevolmente i dischetti nel fiume, poi trasportati fino all’Adriatico.

Un precedente in Campania: il caso del fiume Sele

L’episodio richiama alla memoria un altro caso simile, avvenuto anni fa in Campania, quando migliaia di dischetti furono dispersi nel fiume Sele a seguito di un guasto. Anche in quell’occasione, le correnti marine contribuirono a una vasta contaminazione lungo il litorale.

Preoccupazioni ambientali e mancanza di risposte ufficiali

Attualmente, non ci sono ancora conferme ufficiali sull’impianto responsabile della perdita. L’unica certezza è che i dischetti non provengono da una galassia lontana, come ironizza Archeoplastica, ma rappresentano un chiaro segnale della fragilità del sistema di gestione dei rifiuti industriali. Il rischio è che questo materiale plastico continui a riversarsi in mare, con effetti potenzialmente gravi sugli ecosistemi costieri.