Il prossimo 25 giugno 2025 si apre presso la Corte d’Appello di Milano il processo di secondo grado per Alessandro Impagnatiello, l’ex barman condannato all’ergastolo il 25 novembre 2024 per l’omicidio volontario aggravato di Giulia Tramontano, la compagna incinta uccisa il 27 maggio 2023 con 37 coltellate.

La ricostruzione della difesa: “Non un agguato, ma un’esplosione di rabbia non pianificata”
Secondo la versione presentata dalla difesa, l’omicidio non sarebbe stato il risultato di un piano premeditato, ma la tragica conseguenza di un “susseguirsi di errori”, compiuti da un uomo in crisi, emotivamente travolto da una doppia vita e un’immagine sociale da difendere a ogni costo.

Impagnatiello, afferma l’avvocata Giulia Gerardini, sarebbe stato incapace di affrontare le conseguenze della gravidanza di Giulia, che “in cuor suo avrebbe voluto interrompere”, ma non lo fece per paura di deludere la famiglia e compromettere la propria reputazione.

Le motivazioni della richiesta di riduzione della pena
La difesa contesta le due aggravanti riconosciute in primo grado:

Premeditazione: sebbene l’imputato abbia tentato in più occasioni di avvelenare la compagna con sostanze tossiche (bromadiolone e altre), gli avvocati sostengono che l’intento non fosse uccidere la donna, ma indurre un aborto. Le ricerche online dell’uomo, effettuate già da dicembre 2022, erano infatti focalizzate su gravidanza, aborto e feto, non sull’omicidio.

Crudeltà: le 37 coltellate inferte alla vittima, al settimo mese di gravidanza, sarebbero da interpretare come esplosione improvvisa di rabbia, e non come una tortura cosciente e prolungata. Si sarebbe trattato di una violenza “rapida, istintiva e ravvicinata”, non di un gesto sadico.

Il delitto: un caso che ha scosso l’Italia
Giulia Tramontano, 29 anni, fu uccisa nell’appartamento di Senago (Milano) che condivideva con Impagnatiello. Quel giorno aveva appena scoperto la relazione parallela del compagno con una collega dell’Armani Caffè di via Montenapoleone, dove entrambi lavoravano.

Dopo l’omicidio, Impagnatiello tentò di incendiare il corpo con alcol e benzina e lo nascose per giorni in diversi luoghi: box, cantina, bagagliaio dell’auto. Solo successivamente abbandonò il cadavere in un’area dismessa a pochi passi da casa.

Cosa succede ora: attesa per il verdetto della Corte d’Appello
La Corte d’Appello di Milano dovrà ora valutare se accogliere o meno la richiesta di ridurre la condanna. La difesa mira a far cadere le aggravanti di premeditazione e crudeltà, che furono determinanti per l’ergastolo in primo grado.