La tragica morte di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni di Afragola uccisa dal suo ex fidanzato Alessio Tucci, 18 anni, assume contorni ancora più drammatici. Dall’ordinanza del gip di Napoli Nord, Stefania Amodeo, emergono nuovi elementi che aggravano il quadro della vicenda e delineano un profilo inquietante dell’autore del gesto.
L’agonia e le nuove rivelazioni dell’autopsia
Secondo quanto riportato nel provvedimento che ha disposto la custodia cautelare in carcere per Tucci, Martina non sarebbe morta all’istante. Colpita con una pietra alla testa, la ragazza avrebbe vissuto lunghi minuti di agonia prima di morire. Tali informazioni provengono da una prima consulenza tecnica medico-legale e contraddicono in parte la versione fornita dal reo confesso.
In attesa dell’esito definitivo dell’autopsia, che verrà affidata nelle prossime ore, il quadro delineato dall’ordinanza apre a una possibilità ancora più dolorosa: Martina potrebbe essere stata ancora viva quando è stata coperta con un mobile-armadio e materiali di risulta, all’interno dell’edificio abbandonato dove il corpo è stato poi rinvenuto.
Il profilo psicologico dell’indagato
Il giudice per le indagini preliminari ha motivato il provvedimento di custodia cautelare evidenziando un «pericolo concreto di reiterazione di reati della stessa specie», escludendo così qualsiasi misura alternativa alla detenzione. A preoccupare ulteriormente è la lucidità mostrata da Tucci dopo l’omicidio.
Come rilevato dal gip, il diciottenne avrebbe agito con freddezza e disinvoltura, caratteristiche definite «inspiegabili» perfino da lui stesso durante gli interrogatori. Questa apparente calma, unita alla capacità di mentire agli inquirenti, far sparire i propri vestiti e partecipare attivamente alle ricerche della vittima, ha contribuito a tracciare un profilo allarmante, incapace di controllare i propri impulsi.
La posizione della Procura
La procuratrice Anna Maria Lucchetta ha sottolineato che l’omicidio sarebbe commesso con «crudeltà, efferatezza, tranquillità e disinvoltura». Tali elementi, sommati al comportamento post-delitto, aggravano il contesto già estremamente grave in cui è maturata la vicenda.