Il caso che ha scosso il mondo scolastico e politico italiano potrebbe avere un nuovo sviluppo: Giorgia Meloni sarebbe disposta ad ascoltare personalmente le scuse del professore Stefano Addeo, autore di un controverso post social in cui evocava in modo violento la figlia della premier. Una vicenda che ha generato forti reazioni mediatiche e istituzionali, culminando nella sospensione cautelare del docente, oggi in attesa di chiarimenti ufficiali sul piano disciplinare.
Il videomessaggio del docente: “Errore grave, senza giustificazioni”
In un videomessaggio affidato in esclusiva al quotidiano Roma, il professore del liceo Medi di Cicciano ha espresso pieno pentimento:
“Le parole che ho scritto sono state sbagliate, dolorose, ingiustificabili. Me ne assumo la piena responsabilità, personale e professionale. Non cerco scuse.”
Il docente ha spiegato di aver scritto il post dopo aver visto al telegiornale immagini drammatiche provenienti da Gaza:
“Mi sentivo sopraffatto, impotente. Ma l’errore resta mio. Grave. E non cerco attenuanti.”
Richiesta di incontro: “Voglio guardarla negli occhi”
Addeo ha chiesto un incontro diretto con la presidente del Consiglio, non per ottenere indulgenza, ma per condividere quanto ha compreso:
“Vorrei dirle cosa ho capito di me stesso, degli altri e del peso delle parole.”
Un appello che ha trovato il sostegno di don Luigi Merola, noto sacerdote impegnato nel sociale:
“Se uno si pente sinceramente, ha il diritto di essere ascoltato. Anche Giorgia Meloni può dare un segnale forte al Paese.”
Sospensione contestata dai legali
Nel frattempo, i legali del docente, gli avvocati Francesco Di Giovanni e Chiara Missori, contestano la legittimità della sospensione:
Disposta senza contraddittorio (“inaudita altera parte”)
Nessuna contestazione disciplinare formale
Decurtazione del 50% dello stipendio mensile lordo
Secondo la difesa, mancherebbero i presupposti legali per un simile provvedimento, in assenza di un procedimento penale o disciplinare avviato e notificato.
Piantedosi: “Dubbi sull’idoneità come educatore”
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso forti riserve:
“Ci sono dubbi sul fatto che possa rappresentare un modello educativo. L’episodio solleva un giudizio complessivo preoccupante.”