Prosegue lo sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei, dopo la forte scossa di terremoto di magnitudo 4.6 registrata alle 12:47. Secondo quanto riferito all’ANSA dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Antonio Di Vito, nelle ore successive sono stati registrati altri sei eventi sismici di magnitudo inferiore a 2.2.

Una delle conseguenze del sisma principale è stato il distacco di piccole frane da crollo nella zona di Bacoli, in località Punta Pennata. Sul posto è intervenuta una squadra dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) per effettuare i rilievi e verificare eventuali criticità legate alla stabilità del territorio.

Dai primi dati raccolti, però, non emergono segnali di aggravamento. “Non c’è accelerazione del suolo: il movimento continua con la stessa velocità registrata nelle ultime settimane – ha precisato Di Vito –. Anche i parametri geochimici sono stabili, segno che il processo di sollevamento in atto prosegue nei limiti del quadro attuale, senza novità significative”.

Il fenomeno all’origine del terremoto odierno resta dunque il sollevamento del suolo, un effetto tipico della crisi bradisismica che da tempo interessa i Campi Flegrei. “I sismi si originano ai margini dell’area che si solleva. Quelli localizzati nel Golfo, come in questo caso, tendono ad essere più profondi rispetto a quelli che avvengono sulla terraferma – ha spiegato Di Vito –. Anche con magnitudo elevate, lo scuotimento al suolo è in genere più contenuto”.

Nel caso specifico, lo scuotimento registrato è stato inferiore al 10% dell’accelerazione di gravità. Un valore ritenuto relativamente basso, soprattutto se confrontato con la scossa di analoga magnitudo (4.6) avvenuta il 13 marzo scorso, che fu invece più superficiale e produsse un effetto al suolo più intenso.