Lidia ha 82 anni, un’intera esistenza alle spalle e una casa, nel quartiere napoletano di Secondigliano, che da 35 anni rappresenta il suo unico rifugio. Domani però, quella casa non sarà più sua. Non perché l’abbia venduta, né per uno sfratto esecutivo legato a debiti o morosità. No: la sua abitazione sarà demolita per ordine della magistratura. E Lidia finirà per strada.
Un destino che non riguarda solo lei. Il suo è infatti l’ennesimo caso di abbattimento di alloggi abusivi di necessità – edificati spesso decenni fa da famiglie che non avevano alternative e che oggi, anziane o economicamente fragili, vengono travolte da sentenze passate in giudicato.
La denuncia: “Silenzio e complicità delle istituzioni”
A sollevare il caso è Severino Nappi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Campania e vicecoordinatore del partito sul territorio:
“Lidia è vittima di una tragica roulette giudiziaria che da anni colpisce centinaia di famiglie campane. Una macchina cieca, iniqua e inarrestabile – afferma Nappi – contro cui la Lega combatte da tempo, nell’indifferenza generale delle istituzioni regionali e del centrosinistra”.
Il riferimento è alla lunga battaglia politica che la Lega ha intrapreso per modificare l’approccio alle demolizioni di alloggi abusivi.
“Abbiamo presentato due disegni di legge in Consiglio regionale, ignorati dalla maggioranza, e due proposte di legge in Parlamento, ma finora è calato solo silenzio”.
Il problema degli “abusi di necessità”
Quello degli abbattimenti in Campania è un tema complesso e carico di tensioni sociali. In molte aree – soprattutto tra Napoli, il litorale domitio e il Vesuviano – migliaia di edifici costruiti negli anni ’70-’90 senza permessi o in zone vincolate sono oggi oggetto di ordinanze di demolizione. Alcuni sono case di lusso, ma molti altri sono abitazioni popolari di necessità, costruite da famiglie che non avevano altra scelta.