Dopo mesi di attesa, a partire da giugno anche i dipendenti pubblici potranno beneficiare concretamente del taglio del cuneo fiscale previsto dall’ultima manovra del governo. Il beneficio, finora applicato solo nel settore privato, sarà visibile direttamente in busta paga e includerà anche gli arretrati dei primi cinque mesi del 2025, per un totale stimato di circa 400 euro netti.

Taglio del cuneo fiscale: cosa cambia da giugno
Il ritardo è stato causato dalla necessità di aggiornare le infrastrutture digitali di NoiPA e del partner tecnologico Sogei, che hanno lavorato per potenziare la piattaforma sotto il profilo della sicurezza e della funzionalità. Dal mese di giugno, non solo arriverà il beneficio economico, ma anche una nuova interfaccia interattiva per i dipendenti pubblici.

Tra le novità più attese c’è il cosiddetto “self service del cuneo”, uno strumento che permetterà di decidere autonomamente se ricevere il beneficio in busta paga o meno. Una funzione utile soprattutto per chi è vicino al tetto massimo di reddito per lo sgravio fiscale, fissato a 40.000 euro annui: superare questa soglia potrebbe infatti comportare l’obbligo di restituzione delle somme percepite.

Stipendi pubblici: in attesa dei rinnovi contrattuali
Nei primi mesi dell’anno, l’assenza del beneficio ha comportato una riduzione effettiva dello stipendio per una parte significativa dei dipendenti pubblici. Il tema è stato al centro di forti polemiche durante la recente campagna elettorale per il rinnovo delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie), ora conclusasi.

Con le urne chiuse, si apre una nuova fase per le trattative contrattuali. Al momento, l’unico rinnovo sottoscritto per il triennio 2022-2024 è quello delle Funzioni centrali, che include ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. L’accordo prevede aumenti medi di 165 euro lordi mensili, oltre ad un adeguamento delle indennità e uno stanziamento da 190 milioni di euro per colmare il divario con le retribuzioni delle Agenzie fiscali.

Enti locali: verso aumenti fino a 300 euro mensili
Martedì, l’Aran dovrebbe fissare la data per la prossima trattativa dedicata agli enti locali. Un recente emendamento consente ai Comuni con i conti in ordine di incrementare il salario accessorio fino al 58% del monte stipendi. Questo potrebbe portare a incrementi fino a 300 euro lordi al mese, avvicinando le retribuzioni comunali a quelle dei ministeriali.

Negli ultimi anni, la crescente disparità retributiva ha favorito una migrazione dei lavoratori dai Comuni verso i Ministeri, complice anche la ripartenza dei concorsi pubblici. Il governo spera che i nuovi aumenti riescano a frenare questa “fuga” dalla periferia al centro.

Sanità: trattativa riaperta, ma senza nuove risorse
Un altro fronte caldo è quello del comparto Sanità, con 581 mila lavoratori tra infermieri e personale amministrativo. Dopo una mancata firma a causa del mancato accordo tra i sindacati, l’Aran ha convocato un nuovo incontro per il 29 aprile. Gli aumenti previsti sono di 172 euro lordi medi mensili, ma non sono previste risorse aggiuntive rispetto alla precedente bozza.

Una novità riguarda però gli infermieri di pronto soccorso, per i quali l’indennità salirà di 305 euro mensili nel 2025, con ulteriori 60 euro nel 2026.

Scuola: in attesa di convocazione
Infine, resta aperto anche il contratto della Scuola, che coinvolge circa 1,3 milioni di dipendenti, tra docenti e personale ATA. Anche qui si attende la convocazione del tavolo, con aumenti stimati in 150 euro lordi medi mensili.