La situazione nei pronto soccorso di Napoli, aggravata dall’afflusso di pazienti a causa delle complicazioni da Covid e influenza, ha generato un caos nel settore dell’emergenza, con la risposta dell’Asl Napoli 1 che ha sollevato perplessità e critiche, tanto da scatenare proteste sindacali e preoccupazioni politiche. L’unità di crisi dell’Asl Napoli 1 Centro ha preso una serie di provvedimenti drastici per far fronte all’afflusso massiccio di pazienti nei pronto soccorso. Sospendendo le attività ospedaliere e bloccando i ricoveri programmabili, ad eccezione delle patologie oncologiche urgenti, e dimettendo i pazienti dimissibili con trasporto domiciliare gratuito, si è cercato di gestire la situazione allocando i pazienti presso i posti letto liberi in tutte le unità operative aziendali, incluso l’uso di posti tecnici aggiuntivi.

Tuttavia, queste decisioni non hanno convinto i sindacati Cisl Fp, Fials, Nursind, Nursing up e Potere al Lavoro, che hanno espresso le proprie perplessità attraverso una lettera indirizzata ai vertici dell’Asl. Contestano la concentrazione delle misure sui soliti ospedali con pronto soccorso attivi, sollecitando un intervento su strutture ancora prive di pronto soccorso ma funzionanti, come il San Giovanni Bosco, evidenziando la necessità di attivarne il pronto soccorso e coordinare i numerosi posti letto del Loreto Mare.

La protesta è salita di tono con un presidio sindacale all’esterno del San Giovanni Bosco, sottolineando l’inaccettabilità della chiusura del pronto soccorso di un ospedale così importante, soprattutto considerando la popolazione triplicata dovuta al turismo nelle vicinanze dell’aeroporto.

Anche la politica ha preso parte alla discussione: Severino Nappi della Lega ha criticato aspramente la gestione sanitaria regionale, sottolineando la mancanza di adeguate risposte all’emergenza, definendo il blocco dei ricoveri come un’insufficiente risposta a una crisi che poteva essere prevista e gestita in modo più efficiente.