“Il conflitto in Israele e Palestina tradisce il sogno di Dio che è venuto sulla terra ad abbattere il muro dell’inimicizia, ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini”. E’ quanto scrive il vescovo di Nola (Napoli), monsignor Francesco Marino, nel suo messaggio di Natale ai fedeli della diocesi, incoraggiandoli ad allestire il Presepe per “toccare con gli occhi il Verbo che si fa carne”, e quale ingrediente di dialogo per la pace nel mondo.

“Non ci stanchiamo di domandare pace per Gerusalemme, ‘pace sulle sue mura sicurezza nei suoi baluardi’ – aggiunge il presule citando le sacre scritture – Cristo si è incarnato per restituire all’uomo la pace; nella notte di Natale contempleremo proprio questo mistero e questo ci stimoli, nelle nostre case e nei luoghi di lavoro, a costruire quell’unità e quella concordia che speriamo e per la quale ci impegniamo nel mondo intero. Udiamo forte il canto degli Angeli che annunciano la pace a tutti quanti sono “amati dal Signore” e ci sentiamo uniti sinodalmente agli uomini di buona volontà, credenti e non credenti”.

Monsignor Marino ricorda che il primo presepe fu allestito da san Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223 per rappresentare la Natività di Cristo. Una scelta, quella del Poverello, che il vescovo definisce “profetica” e che sopravvive e si rinnova da 800 anni, per il desiderio di san Francesco, di vedere “almeno una volta la nascita del divino Infante”, mentre era “pellegrino di pace” in Terra Santa.

“Pace, Eucarestia e impegno per la comunione nella chiesa e tra i popoli – ha sottolineato il presule – sono gli ingredienti efficaci del Natale e segnano la missione ecclesiale in questo nostro tempo afflitto dalla guerra in Ucraina, nel Medio Oriente e in tante parti del mondo. Ma anche nella Chiesa che ha sempre bisogno di camminare insieme sulle vie del dialogo evitando contrapposizioni e divisioni ideologiche. Francesco si fece pellegrino di pace con un metodo diverso da quello delle crociate pur partendo con quelle stesse navi. Aveva compreso che la strada del dialogo apre corridoi di vera umanità e di trasmissione del Vangelo.

Come non vedere l’attualità del suo messaggio nel tempo presente in cui è ancora vivo lo scontro nei luoghi santi? Un conflitto che tradisce l’identità di Gerusalemme che ha inscritto nel suo nome l’impegno a racchiudere territori di pace che siano da esempio e paradigma per tutti i popoli della terra”.