La Corte di Appello di Napoli ha emesso una sentenza di assoluzione per Giovanna Allegretta e revocato le condanne precedentemente inflitte ai Belforte in un caso di intestazione fittizia. Questa decisione giunge a seguito dell’annullamento di una sentenza precedente da parte della Suprema Corte di Cassazione, II sezione penale, che ha condiviso le argomentazioni legali avanzate dalla difesa degli imputati.

Giovanna Allegretta è assolta con la formula “perché il fatto non sussiste” dal reato di intestazione fittizia di una villa a Marcianise. Inoltre, l’aggravante mafiosa rispetto a un’altra ipotesi di intestazione fittizia di un diverso immobile a Marcianise, attribuita a Salvatore Belforte, è esclusa, con la prescrizione del reato dichiarata nei confronti di quest’ultimo.

Inizialmente, la Procura Generale aveva richiesto alla Corte di confermare le condanne e la confisca dei beni immobili, ma le argomentazioni legali avanzate dalla difesa hanno convinto i giudici a emettere questa sentenza di assoluzione. Le condanne a 3 anni di reclusione per Salvatore Belforte e 2 anni di reclusione per Giovanna Allegretta sono revocate.

Il caso riguardava due casi di intestazione fittizia avvenuti nel 2004 e nel 2008, reati ritenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) finalizzati ad agevolare il clan Belforte. Dopo un’approfondita attività di intercettazione, la Procura Distrettuale aveva avviato indagini patrimoniali che avevano rivelato investimenti significativi in beni di lusso e immobili, tra cui una villa con piscina, ritenuti intestati fittiziamente da Camillo Belforte ai suoi familiari per evitare il sequestro in materia di misure di prevenzione. Tuttavia, questa ipotesi è smentita dalla Corte di Appello con la sentenza emessa recentemente.