Da qualche giorno al quinto posto della classifica Netflix il film “Una Femmina” di Francesco Costabile, interpretato da una giovanissima Lina Siciliano. L’attrice esordiente interpreta il ruolo di Rosa, una ragazza calabrese, purtroppo cresciuta nell’ambiente patriarcale e pericoloso della Ndrangheta. Da bambina, la piccola Rosa ha vissuto il trauma di vedere sua madre, Cetta, torturata ed uccisa dalla famiglia stessa, colpevole di non aver rispettato un principio fondamentale per le donne di quell’ambiente, l’omertà. Una parola di troppo, per denunciare un sistema malsano è costata la vita a Cetta, e l’infanzia a sua figlia Rosa che anche da adulta è perseguitata nel sonno dall’immagine della madre morente.

Un film quello di Costabile caratterizzato da inquadrature imprecise e lunghi silenzi, ma dove anche ciò che non si vede e non si dice è percepito attraverso lo schermo. Basta lo sguardo di Rosa a comunicare tutto ciò che le impediscono di dire e di fare, perché lei è solo “Una” Femmina, come annuncia il titolo stesso della pellicola, una fra le tante che vedono la loro libertà spezzata sotto la voce di chi continua a ripetere “ca cumanno eu”. Tutto si configura come il racconto di uno spaccato sociale dove quelli che dovrebbero essere colpi di scena non stupiscono, perché è proprio ciò che ci si aspetterebbe da organizzazioni criminali di quel genere. L’unica a stupire è lei, Rosa, coraggiosa ed agguerrita, dimostra che anche in silenzio si può lavorare per abbattere il sistema.