“Un’intervista intrisa del peggior maschilismo, dove non è pronunciata dal Parolisi neanche una parola di pentimento, dove tutto si gioca nel racconto di tradimenti, mancate relazioni sessuali, ‘diritti del maschio’ nei confronti della femmina, dove l’intervistato si racconta come una vittima”. È così che è definita l’intervista a Salvatore Parolisi trasmessa da ‘Chi l’ha visto’ da Fedele Salvatore, responsabile di Respiro, Rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali, che si dice “indignato” per la messa in onda del servizio. Il presidente della cooperativa sociale ‘Irene ’95’ di Marigliano (Na), capofila di una rete di enti che fa capo al Cismai nel progetto Respiro, rivolto agli orfani di femminicidi e crimini domestici, ha inviato una lettera alla giornalista Federica Sciarelli per contestare la messa in onda dell’intervista.
“Come è possibile che non si sia pensato che queste immagini e queste parole sarebbero viste da una ragazza (figlia) ormai grande e da familiari, che stanno facendo ancora grande fatica ad elaborare un lutto così devastante? Perché si dà tanta voce e parola ad uno che racconta e si racconta solo come uno ‘sciupafemmene’?- si chiede Fedele Salvatore nella lettera- Ancora una volta lo strapotere degli ‘adulti’ crea danni ad un’infanzia alla quale non è riconosciuto nessun diritto. Il punto di vista dei bambini e delle bambine non è tenuto in nessun conto quando tragedie di questo tipo segnano un’intera esistenza e tutto è dato in pasto al peggior sciacallaggio mediatico e dei social”.
Il presidente dell’associazione aggiunge: “Ogni giorno ci confrontiamo col dolore e la solitudine dei bambini e ragazzi rimasti orfani e proviamo a supportare loro e i loro ‘caregivers’ in una vita ormai segnata dalla tragedia”. Fedele Salvatore si chiede quale fosse l’intento dell’intervista, e come sia stata possibile la messa in onda. “Gli orfani dei femminicidi e dei crimini domestici non si meritano tutto ciò- conclude- E noi faremo di tutto per tutelarli, proteggerli, curarli in questa società che continua ad essere totalmente adultocentrica”.