La notizia della tentata vendita a privati del Convento dedicato a San Gennaro patrono nella Città di San Gennaro Vesuviano ha lasciato gli abitanti locali e non solo di stucco.  L’ Amministrazione Russo ed alcune associazioni culturali locali una ventina di giorni fa hanno organizzato una fiaccolata contro la vendita a privati del Convento che ha tutti i vincoli storici ed artistici esistenti. Il Convento, opera del Marchese Scipione Pignatelli ha una lunga storia ed è gestito dai Frati Francescani dal 1623. Per capire se si può vendere ed a chi bisogna leggere gli atti notarili da un certo periodo in poi. Interessante il contributo del Prof. Aniello Giugliano, Storico locale che ha con sé molti documenti interessanti.

Dal 1860 quando si realizzò l’Unità d’Italia, due leggi di liquidazione dell’asse ecclesiastico approvate nel 1866 e 1867. I beni degli enti religiosi fin acquisiti dal Fondo Culto, una istituzione creata ad hoc e poi gli stessi beni finirono o venduti o trasferiti ai comuni. La casa francescana di San Gennaro Vesuviano finì soppressa come tutte le altre e su richiesta pervenne al Comune con l’atto del primo settembre del 1867.

Il culto

Il culto divino era affidato ad un sacerdote francescano che era nominato dal Consiglio Comunale come Rettore della Chiesa Municipale ed abitava nell’ala destra dello stabile previo il pagamento di una piccola somma di denaro.  Nell’ala del Chiostro fu stabilita la sede del Municipio e delle scuole.

Innumerevoli deliberazioni furono approvate dal Consiglio Comunale e dalla Giunta Municipale per l’alienazione dello stabile conventuale ai frati, in quanto la popolazione era sempre riconoscente per l’opera di civilizzazione da loro svolta dal 1613 in poi.

Dopo gli atti approvati il 12 aprile 1908 ed il 29 marzo 1909 approvati dall’ autorità tutoria il 24 ottobre 1908 e 12 giugno 1909 Il Comune stabiliva di alienare i cespiti immobiliari provenienti dalla corporazione francescana soppressa e ceduti dal demanio con atto citato il 1 settembre 1867 registrato nei termini. Lo stabile era composto da sette vani terranei ed altri trentaquattro vani al primo piano e secondo piano sito in San Gennaro alla piazza Largo Gennaro e riportato in catasto in testa a San Gennaro , sotto l’articolo 110. Della casa cosi era specificato , confina con piazza Margherita , coi beni urbani e rustici di detto Comune di San Gennaro  e coi beni del sign. De Bernardo Vincenzo.

La storia

L’anno millenovecentodieci, il giorno 11 luglio in San Gennaro nella Casa Municipale , finalmente il Comune volendo provvedersi di una decente casa comunale  di cui il paese difettava, provvide ad effettuare una permuta con il dott. Eugenio Sgambati ,con la quale permuta cedette la casa religiosa , ad eccezione della Chiesa e della Sacrestia , in cambio di un edificio in costruzione in piazzetta Nunziata e della differenza  per compensare le differenti valutazioni degli immobili.

Nella cessione fatta dal rappresentante del Comune Sign. Cozzolino ( Sindaco facente funzione al posto del premorto Sindaco Avv. Giuseppe D’Ascoli ) s ‘intende compreso anche il semplice uso perpetuo della Chiesa annessa al fabbricato coll’obbligo ad esso Signor Sgambati di tenerla costantemente e decorosamente aperta  al culto pubblico senza alcuna spesa e compenso, e rimanendo responsabile dei mobili, arredi sacri ed opere d’arte  in essa esistenti, il di cui inventario rimane in originale allegato  sotto la lettera A e con facoltà al Comune di far eseguire in detta chiesa tutte quelle funzioni sacre che crederà  o che potranno essere associate  a funzioni civili. Salva sempre la reversibilità della Chiesa a favore dell’Amministrazione del Fondo Culto che ne ha la priorità e rimanendo inalterato l’attuale accesso alla Sacrestia, al Coro ed organo adiacente.

Visto che l’argomento è lungo,  a giorni seguirà la seconda parte anche con una dichiarazione dell’attuale Sindaco di San Gennaro Vesuviano.

*Biologo Naturalista