Solo 5mila richieste su 25mila previste. La misura, pensata per sostenere gli over 80 non autosufficienti, rischia di fallire per burocrazia e limiti troppo rigidi.
Il flop del bonus per gli anziani non autosufficienti
A pochi mesi dall’avvio del bonus anziani da 850 euro al mese, il governo si prepara a intervenire per salvare una delle misure sociali più attese del 2025, oggi ferma a sole 5mila domande sulle 25mila previste.
L’Inps, che gestisce la misura, ha evidenziato un tasso di adesione molto inferiore alle aspettative, dovuto ai requisiti economici troppo restrittivi e alle difficoltà burocratiche nella presentazione delle domande.
Cos’è il bonus anziani
Il provvedimento, tecnicamente denominato “prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”, è stato introdotto in via sperimentale per il biennio 2025–2026.
Si tratta di un assegno mensile aggiuntivo di 850 euro, cumulabile con la tradizionale indennità di accompagnamento da 531,76 euro, destinato agli ultraottantenni in condizioni di non autosufficienza gravissima.
Il contributo è pensato per coprire parte delle spese di assistenza domiciliare o per l’impiego di un assistente familiare.
Requisiti troppo rigidi e burocrazia complessa
Il principale ostacolo è rappresentato dal requisito economico, che fissa un Isee sociosanitario massimo di 6.000 euro.
Una soglia che, sebbene pensata per selezionare i casi più gravi, ha escluso molte famiglie realmente bisognose, spesso penalizzate dalla presenza della prima casa o da piccole rendite che gonfiano artificialmente l’indicatore.
A questo si aggiungono procedure complesse: la domanda può essere presentata solo online tramite Spid o patronato, corredata da documentazione sanitaria dettagliata.
Molti rinunciano prima di completare la procedura, mentre l’Inps segnala che il 60% delle domande ricevute è stato respinto per carenze o errori formali.
I casi ammessi: solo i più gravi
La misura è riservata a chi versa in condizioni di “bisogno assistenziale gravissimo”, come pazienti in coma, affetti da demenza profonda, gravi lesioni spinali o dipendenti da autorespiratori.
Ogni domanda deve essere accompagnata da una valutazione sanitaria specifica, rendendo il percorso d’accesso ancora più selettivo.
Governo al lavoro per il 2026: soglia Isee verso i 12.000 euro
Alla luce dei risultati deludenti, l’esecutivo sta valutando, con la legge di Bilancio 2026, un raddoppio della soglia Isee a 12.000 euro.
L’obiettivo è ampliare la platea dei beneficiari e rendere realmente accessibile la misura a chi vive situazioni di fragilità economica e sanitaria.
La modifica si inserisce nella più ampia riforma dell’Isee prevista in manovra, che punta a svincolare la prima casa dal calcolo del valore patrimoniale, rendendo l’indicatore più realistico rispetto alle condizioni effettive delle famiglie.
Rischi e prospettive
L’aumento della soglia potrebbe portare le domande da poche migliaia a decine di migliaia, ma anche mettere sotto pressione le risorse disponibili.
Per questo, il governo dovrà bilanciare l’allargamento con nuovi stanziamenti e una semplificazione delle procedure di domanda.
Solo con un insieme coerente di correttivi economici, tecnici e burocratici, il bonus potrà trasformarsi da misura sperimentale sottoutilizzata a vero strumento di sostegno per la non autosufficienza.





