La rivalutazione delle pensioni 2026 porterà incrementi differenziati in base all’importo dell’assegno, con benefici più consistenti per le pensioni più basse. La misura, prevista per legge, serve a tutelare il potere d’acquisto degli assegni pensionistici adeguandoli all’inflazione.

Come funzionerà l’aumento nel 2026

Per il prossimo anno, l’INPS stima un incremento generale pari all’1,7%, sulla base dell’indice dei prezzi al consumo. Tuttavia, la rivalutazione non sarà uniforme: gli aumenti saranno graduati in relazione all’importo dell’assegno mensile.

Pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (circa 2.466 euro lordi mensili): rivalutazione piena al 100%, Pensioni tra 4 e 5 volte il minimo: aumento del 90%, Pensioni oltre 5 volte il minimo: incremento del 70%.

Questa graduazione mira a concentrare i maggiori benefici sulle fasce più fragili, contenendo al contempo la spesa pubblica.

Stime degli aumenti mensili

Con l’inflazione prevista all’1,7%, gli incrementi varieranno in base all’importo:

Pensione minima (~603 euro) → +10,25 euro → assegno totale oltre 613 euro;

800 euro → +13 euro;

1.000 euro → +17 euro;

1.500 euro → +25,5 euro;

2.460 euro → incremento superiore a 40 euro.

Per assegni più elevati, gli aumenti saranno più contenuti:

3.000 euro → +46 euro;

5.000 euro → <70 euro.

Si tratta di stime indicative, soggette a possibili variazioni in base all’inflazione reale e alle disposizioni della Legge di Bilancio 2026, attesa nelle prossime settimane.

Legge di Bilancio 2026 e correttivi

La prossima manovra prevede uno stanziamento complessivo di 18 miliardi di euro, tra cui interventi per la riduzione dell’Irpef per il ceto medio e adeguamenti salariali legati al costo della vita. All’interno del quadro pensionistico, il Governo potrebbe introdurre correttivi al sistema di rivalutazione, per garantire maggiore equità tra le diverse fasce di assegno.

Il ruolo della Corte Costituzionale

Le recenti pronunce della Corte Costituzionale, presieduta da Giovanni Amoroso, hanno confermato la legittimità degli adeguamenti parziali, sottolineando però la necessità di rispettare i principi di tutela costituzionale ed equità tra pensionati.
Le decisioni della Consulta possono influenzare direttamente le modalità di rivalutazione e l’applicazione pratica della normativa pensionistica.