Il cosiddetto Bonus Renzi torna al centro del dibattito economico con il governo Meloni, ma in una forma diversa rispetto a quella originaria. Non si tratta di una nuova misura, bensì della conferma del trattamento integrativo che da anni sostiene il reddito dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi.

Inflazione e potere d’acquisto: il contesto economico

L’inflazione in Italia continua a rimanere su livelli elevati, alimentata dalle tensioni internazionali e dall’aumento dei costi energetici. Nonostante gli interventi mirati del governo per contenere i rincari, il potere d’acquisto delle famiglie si sta progressivamente erodendo.

La Banca Centrale Europea ha rallentato la corsa al rialzo dei tassi di interesse, ma il debito pubblico italiano limita le possibilità di politiche fiscali espansive. In questo scenario, la strategia economica nazionale punta su investimenti produttivi e sulla riduzione del cuneo fiscale, per alleggerire la pressione sui redditi da lavoro.

Il ritorno del Bonus Renzi: importi e requisiti

Il trattamento integrativo, erede del Bonus Renzi introdotto nel 2014, resta una misura strutturale del sistema fiscale italiano. Si tratta di un credito fiscale di 1.200 euro l’anno, pari a 100 euro al mese, destinato ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 15.000 euro annui.

Per i contribuenti con redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro, il bonus spetta solo se l’imposta lorda supera le detrazioni previste. L’erogazione è automatica in busta paga e non richiede alcuna domanda da parte del beneficiario.

Anche i percettori di NASpI ricevono il trattamento integrativo direttamente tramite INPS, con accredito visibile nel proprio fascicolo previdenziale online.

Una misura stabile contro l’inflazione

Il trattamento integrativo non è un nuovo incentivo, ma la prosecuzione di una politica redistributiva già consolidata, volta a tutelare i redditi medio-bassi in un contesto di forte pressione inflazionistica.

La conferma da parte dell’INPS ribadisce l’impegno del governo nel sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori e nel mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi sui beni di prima necessità.