L’Ape Sociale, la misura di anticipo pensionistico a carico dello Stato, sarà confermata anche per il 2026. Secondo la relazione tecnica allegata alla manovra, il beneficio potrebbe interessare circa 24 mila persone, con una spesa prevista di 170 milioni di euro per il prossimo anno, in crescita fino a 320 milioni nel 2027 e 315 milioni nel 2028.

Nel 2025, gli accessi sono stati circa 21 mila, mentre nel 2024 erano 17.600. L’Ape Sociale continua quindi a rappresentare una misura significativa nel sistema previdenziale italiano, in particolare per i lavoratori che si trovano in condizioni di maggiore difficoltà.

Cos’è l’Ape Sociale

L’Ape Sociale (Anticipo Pensionistico Sociale) è un’indennità economica erogata dall’INPS, finanziata dallo Stato, che consente ad alcune categorie di lavoratori di uscire dal lavoro prima dell’età di vecchiaia.
Si tratta di una misura assistenziale, non di un diritto pensionistico pieno: l’indennità è riconosciuta solo entro determinati limiti di spesa e a specifiche condizioni di età, contribuzione e stato occupazionale o personale.

L’assegno viene corrisposto fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia o, se prima, fino all’accesso a un trattamento pensionistico anticipato.

Requisiti per accedere all’Ape Sociale

Per ottenere il beneficio nel 2026 sono previsti i seguenti requisiti di base:

Età minima: 63 anni e 5 mesi (come stabilito dal 2024).

Anzianità contributiva: almeno 30 anni di contributi, che salgono a 36 anni per chi ha svolto lavori usuranti o gravosi.

Assenza di pensione diretta: non si deve essere titolari di pensione diretta, né in Italia né all’estero.

Chi può richiederla

L’Ape Sociale è riservata a lavoratori appartenenti a determinate categorie tutelate:

Disoccupati che abbiano terminato da tempo gli ammortizzatori sociali.

Caregiver che assistono familiari con disabilità grave, in possesso dei requisiti di età e contributi.

Invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%.

Addetti a mansioni gravose, che abbiano svolto tali attività per almeno 7 anni negli ultimi 10 o 6 negli ultimi 7 anni.

Per le lavoratrici madri è prevista una riduzione contributiva di 12 mesi per figlio, fino a un massimo di 2 anni.

Importo e durata dell’indennità

L’indennità mensile è pari alla rata di pensione maturata al momento della domanda, se inferiore a 1.500 euro, oppure a 1.500 euro fissi se la pensione teorica risulta pari o superiore a tale importo.
Non è prevista rivalutazione né integrazione al trattamento minimo.

Il pagamento decorre dal primo giorno del mese successivo alla domanda, purché tutti i requisiti siano soddisfatti e l’attività lavorativa sia cessata. L’indennità è erogata per 12 mensilità all’anno, fino alla maturazione della pensione di vecchiaia o di un trattamento anticipato.

Per chi ha versato contributi in più gestioni, l’importo viene calcolato pro quota in base ai periodi maturati in ciascuna gestione.

Monitoraggio e limiti di spesa

L’Ape Sociale è soggetta a monitoraggio delle risorse disponibili: l’INPS verifica costantemente la copertura finanziaria rispetto al numero degli aventi diritto.
In caso di richieste superiori ai fondi stanziati, la priorità viene data ai richiedenti più vicini all’età pensionabile e, a parità di condizioni, alla data di presentazione della domanda.

Durante la percezione dell’indennità non maturano contributi figurativi e il trattamento cessa in caso di decesso del beneficiario, senza reversibilità ai superstiti. Inoltre, non sono previsti Assegni per il Nucleo Familiare (ANF).