Molti lavoratori nati negli anni ’50 e rimasti esclusi dal sistema pensionistico tradizionale non sanno che esiste una possibilità di recupero. In alcuni casi, infatti, l’INPS consente di ottenere la pensione di vecchiaia contributiva a partire dai 71 anni, anche a chi in passato non aveva i requisiti.
Si tratta di un vero e proprio “ripescaggio previdenziale” che può garantire un assegno più stabile e, in alcuni casi, anche arretrati fino a 5 anni.
Perché a 67 anni molti restano esclusi
Con le regole introdotte dopo il 1996, i cosiddetti contributivi puri (chi non ha contributi prima del 1° gennaio 1996) possono andare in pensione di vecchiaia a 67 anni solo se:
hanno almeno 20 anni di contributi versati;
l’importo maturato non è inferiore all’assegno sociale.
In assenza di uno dei due requisiti, il diritto non matura.
Due i motivi principali di esclusione:
mancanza del minimo di 20 anni di contributi;
pensione troppo bassa rispetto al valore dell’assegno sociale.
Molti in questa situazione hanno ripiegato sull’Assegno Sociale, prestazione assistenziale concessa solo entro determinati limiti di reddito e revocabile se tali soglie vengono superate.
La svolta a 71 anni: pensione con soli 5 anni di contributi
Superati i 71 anni, le condizioni cambiano:
bastano 5 anni di contributi effettivi (anche non continuativi);
non è richiesto alcun importo minimo rispetto all’assegno sociale.
Questo significa che chi a 67 anni era rimasto escluso, a 71 può richiedere la pensione di vecchiaia contributiva, sostituendo l’Assegno Sociale con un trattamento previdenziale vero e proprio, più sicuro e non legato alla prova dei mezzi.
Arretrati fino a 5 anni
La normativa prevede un vantaggio ulteriore: chi fa domanda dopo i 71 anni può ottenere anche arretrati fino a cinque anni.
In concreto:
dal momento dell’accoglimento della domanda si inizia a percepire la pensione;
l’INPS eroga anche le mensilità arretrate, nei limiti previsti dalla legge;
l’Assegno Sociale viene revocato e sostituito con l’assegno previdenziale.
Se la pensione risulta più alta dell’Assegno Sociale, il beneficiario ottiene un aumento immediato e permanente.
Perché conviene verificare la propria posizione
Molti cittadini tra i 71 e i 76 anni continuano a percepire l’Assegno Sociale senza sapere di avere diritto a una pensione più elevata e con arretrati significativi. Fare domanda può quindi tradursi in:
un importo mensile più alto;
la certezza di una prestazione previdenziale svincolata dai limiti reddituali;
la possibilità di recuperare fino a 5 anni di somme non riscosse.
Consiglio pratico: chi rientra in questa fascia anagrafica e ha almeno 5 anni di contributi effettivi dovrebbe rivolgersi all’INPS o a un patronato per verificare subito la propria posizione.





