La conversione in legge del Decreto Economia (D.L. n. 95/2025) introduce un nuovo sostegno economico destinato alle lavoratrici madri con almeno due figli. Si tratta di una misura transitoria valida per tutto il 2025, in attesa della decontribuzione parziale prevista per il 2026.
Come funziona il nuovo bonus
Il beneficio consiste in un’integrazione di 40 euro netti per ogni mese o frazione di mese di vigenza del rapporto di lavoro nel 2025.
Pagamento: in un’unica soluzione a dicembre 2025, erogato direttamente dall’INPS.
Esenzione fiscale: importo non soggetto a tasse né contributi e non rilevante ai fini ISEE.
Domanda: istanza telematica all’INPS con indicazione dei codici fiscali dei figli e autocertificazione dei requisiti.
Requisiti per ottenere il bonus
Lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato
Due figli: il secondo deve avere meno di 10 anni nel periodo di riferimento.
Include anche apprendisti, considerati a tempo indeterminato per legge.
Lavoratrici autonome
Due figli minori: il più piccolo deve avere meno di 10 anni.
Accesso anche per iscritte alle gestioni previdenziali autonome, casse professionali e gestione separata INPS.
Madri con almeno tre figli
Possono accedere anche le titolari di contratto a tempo determinato e le lavoratrici autonome, se l’ultimo figlio ha meno di 18 anni.
Esclusioni
Lavoratrici con contratto domestico.
Lavoratrici con contratto intermittente.
Limite di reddito: 40.000 euro annui da lavoro per tutte le categorie.
Copertura economica e fondi stanziati
480 milioni di euro per il 2025:
300 milioni derivano dal rinvio delle risorse della decontribuzione prevista in Legge di Bilancio.
180 milioni sono risorse aggiuntive per ampliare le beneficiarie.
13 milioni di euro previsti per il 2026 dal Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva.
La gestione operativa sarà affidata all’INPS, senza costi aggiuntivi per lo Stato.
La misura resta distinta dalla decontribuzione già in vigore per le madri con tre o più figli e contratto a tempo indeterminato, che continuerà fino al 31 dicembre 2026 con un tetto di 3.000 euro annui.





