Un anno fa erano finiti in carcere con l’accusa di far parte di un’organizzazione specializzata nello spaccio di banconote false. Oggi, il Tribunale di Napoli (VI sezione penale, collegio A, presidente Antonio Palumbo) ha assolto con formula piena Maria Minei e il suo compagno Francesco Esposito, stabilendo che “il fatto non sussiste”. La sentenza ha accolto in pieno le richieste della Procura, che ha riconosciuto l’infondatezza delle accuse a carico della coppia. Entrambi avevano sempre proclamato la propria innocenza, ma ciò non ha impedito loro di vivere un incubo giudiziario durato mesi.
Un calvario umano e giudiziario
La vicenda ha assunto contorni drammatici soprattutto per Maria Minei, le cui condizioni fisiche si sono gravemente deteriorate durante la detenzione: ha perso tutti i capelli e il suo peso è sceso fino a 40 chilogrammi, segno di una sofferenza profonda e prolungata.
Lo scorso anno, l’avvocato Gennaro De Falco, legale della coppia, aveva lanciato un appello pubblico, preoccupato per lo stato di salute della donna. Il caso aveva suscitato la reazione di diversi garanti dei detenuti, che si erano espressi chiedendo attenzione e umanità.
Il processo ai presunti falsari
Il procedimento vedeva imputati diversi soggetti accusati di appartenere a una banda napoletana ritenuta altamente specializzata nella produzione e distribuzione di valuta contraffatta. Alcuni degli imputati sono stati condannati a pene comprese tra i due anni e otto mesi e i tre anni e mezzo di reclusione. Ma per Minei ed Esposito è arrivato il riconoscimento dell’errore giudiziario: non avevano nulla a che fare con l’organizzazione.