Un tariffario non ufficiale, ma ben consolidato, permetteva di ottenere falsi certificati medici per il rilascio del contrassegno di parcheggio per disabili, con costi che oscillavano tra i 200 e i 300 euro. Il medico che firmava i certificati era sempre lo stesso, e gli incontri avvenivano nel distretto sanitario 24 dell’Asl Napoli 1, in via Chiatamone. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Napoli, che ha portato questa mattina all’esecuzione di 69 misure cautelari da parte dei carabinieri del Nas di Napoli.
La rete delle mazzette: contrassegni disabili e certificati di morte
L’indagine, partita da una segnalazione per assenteismo, ha svelato un sistema basato su tangenti e favori illeciti che coinvolgeva dipendenti dell’Asl, impiegati comunali e impresari di ditte funebri. I certificati falsificati non servivano solo per ottenere contrassegni per disabili, ma anche per attestare cause di morte naturale (50 euro) e per rilasciare test del DNA propedeutici alla cremazione (70 euro).
Uno degli intermediari identificati è un ex consigliere municipale di Chiaia, già coinvolto in un’indagine sui falsi invalidi del 2006. Secondo le accuse, avrebbe pagato 250 euro in contanti al medico per ottenere i documenti destinati a una terza persona. In altri casi, le somme variavano: 200 euro il prezzo più ricorrente, ma c’è chi ha pagato anche 300 euro o solo 45 euro.
Il ruolo degli impresari funebri
Le indagini hanno inoltre rivelato che, in alcuni casi, non era il medico legale a stilare i certificati di morte, ma gli stessi impresari funebri, che compilavano la documentazione e la consegnavano al medico per l’ufficializzazione. Questi ultimi si occupavano anche dei prelievi di DNA con kit proprietà dell’Asl, che sarebbero dovuti rimanere sotto il controllo esclusivo dell’azienda sanitaria.
Arresti e misure cautelari
Dopo due anni di indagini, il blitz è scattato questa mattina:
18 persone in carcere, tra cui il medico dirigente responsabile della firma dei certificati, una collega accusata di assenteismo e diversi impresari funebri.
51 agli arresti domiciliari, tra cui l’ex consigliere municipale, altri impresari funebri e diversi impiegati dell’Asl.