L’Ente Autonomo Volturno (EAV) ha sospeso a tempo indeterminato due dipendenti, un capotreno della Cumana e un addetto ai varchi della Circumvesuviana, accusati di aver usufruito in modo illecito dei permessi per malattia. Entrambi sono finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’agenzia investigativa ingaggiata dall’azienda per contrastare l’assenteismo.
L’indagine e le accuse
Secondo gli investigatori, i due lavoratori avrebbero chiesto certificati medici senza reali problemi di salute. In particolare, le indagini hanno rilevato che:
Uno dei dipendenti è sorpreso in strada, intento a svolgere commissioni personali durante il periodo di malattia.
L’altro è individuato a Roccaraso, località turistica in Abruzzo, mentre si trovava in vacanza con la famiglia.
Le prove raccolte, tra cui fotografie e relazioni dettagliate, hanno portato l’EAV a disporre la sospensione immediata dal servizio e dallo stipendio per entrambi i dipendenti, in attesa della decisione del consiglio di disciplina.
La politica dell’EAV contro l’assenteismo
L’azienda di trasporti campana ha già adottato in passato misure drastiche contro i cosiddetti “fannulloni”, con l’obiettivo di garantire la regolarità del servizio e contrastare l’abuso di permessi. Tra le principali irregolarità monitorate ci sono:
Cartellini timbrati e poi l’uscita dall’ufficio per svolgere attività personali
Uso improprio della legge 104 per permessi legati all’assistenza di familiari
Malattie programmate nel weekend, che rendono difficili i controlli e la copertura dei turni
Negli anni, l’EAV ha più volte denunciato casi di assenteismo di massa in momenti di tensione sindacale, con conseguenze dirette sulla regolarità del servizio ferroviario.
Il rischio licenziamento e i precedenti giuridici
Per i due lavoratori sospesi, il licenziamento è una possibilità concreta, ma la vicenda è ancora in evoluzione. Il consiglio di disciplina e i tribunali potrebbero ribaltare la decisione, come avvenuto in alcuni casi precedenti.
Ad esempio, nel 2017, un dipendente EAV ufficialmente in malattia fu scoperto a giocare in un campionato di prima categoria: la Cassazione confermò il licenziamento solo sette anni dopo, nel 2024. Tuttavia, in altri episodi, i giudici hanno disposto il reintegro di lavoratori licenziati o il pagamento di un indennizzo per il mancato rispetto delle procedure disciplinari.