Il Tribunale di Castellammare di Stabia (Napoli) ha condannato Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto e la morte di un dipendente deceduto nell’aprile 2019 alla prematura età di 58 anni per un mesotelioma pleurico. L’azienda cantieristica navale ora dovrà risarcire i familiari per circa un milione di euro. A darne nota l’Osservatorio nazionale amianto. L’uomo aveva lavorato nei cantieri navali con la qualifica di operaio dal 1977 al 1981 allo stabilimento stabiese svolgendo mansioni di sabbiatore, pavimentista, verniciatore e manovale, in un contesto in cui l’amianto era in ogni comparto.
Fin dagli anni ’60 l’asbesto era presente nei cantieri navali, e per i lavoratori, ricostruisce l’Ona, “era inevitabile l’incontro ravvicinato con le sottilissime fibre di asbesto che si trovava nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché nelle cuccette delle navi militari e civili”. Dalla perizia del consulente tecnico d’ufficio (Ctu) è emerso che il lavoratore aveva manipolato amianto friabile in locali privi di impianti di aerazione senza le mascherine e tute monouso, dispositivi che avrebbero potuto evitargli l’inalazione delle polveri, ed è quindi riconosciuto il nesso tra esposizione e insorgenza del mesotelioma pleurico.
Nella sentenza si legge: “alla luce delle modalità operative con cui si svolgeva la movimentazione dell’amianto, la società convenuta risulta aver omesso di predisporre tutte le misure e cautele atte a preservare l’integrità psicofisica del lavoratore sul luogo di lavoro, atteso che tutte le operazioni che implicavano l’esposizione ad inalazione di amianto erano effettuate sostanzialmente senza alcuna effettiva precauzione volta ad evitare o ad abbattere l’inalazione di polveri contenti amianto”.
“Si tratta di una sentenza storica perché – spiega Ezio Bonanni, presidente dell’Ona e avvocato che ha assistito la famiglia dell’operaio – riconosce un maxi risarcimento per i familiari e, oltre all’esposizione professionale, per la prima volta è riscontrata anche quella domestica, perché anche il padre che ha lavorato nello stesso cantiere è deceduto per mesotelioma. Un traguardo significativo verso la giustizia per le vittime di amianto”.