Il vicepremier italiano, Matteo Salvini, ha annunciato con enfasi che la proposta “salva-casa” sarà portata al Consiglio dei ministri, sottolineando che mira ad alleggerire i Comuni e a soddisfare i cittadini. Questa mossa, tuttavia, ha creato tensioni all’interno della maggioranza di governo. Salvini ha espresso fiducia che la proposta sarà accolta positivamente, promettendo che non mira a sanare gli abusi edilizi ma piuttosto a semplificare la burocrazia e a far felici i cittadini. D’altra parte, l’altro vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato di non conoscere il testo e ha affermato che valuteranno la proposta solo quando sarà presentata.

Tajani ha anche evidenziato che una proposta simile è già incardinata al Senato da Forza Italia, sottolineando che non si tratta di un condono, ma di sanare alcune situazioni che non alterano sostanzialmente gli edifici.

Secondo quanto riportato da ambienti leghisti, la norma “salva-casa” potrebbe riguardare situazioni come spazi interni non corrispondenti alla planimetria originale, edifici datati con titolo edilizio non reperibile, o interventi effettuati prima del 1977 quando non esisteva il concetto di “variante in corso d’opera”.

Nel frattempo, mentre la Lega stringe un accordo con l’Udc per le elezioni europee, garantendo ai centristi un ruolo di rilievo, Giorgia Meloni avverte sul rischio di demagogia politica e di tecnocrazia scientifica. La premier ha sottolineato l’importanza di un equilibrio tra scienza e politica nel perseguire il bene comune, avvertendo che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente lecito.

La proposta “salva-casa” resta quindi al centro del dibattito politico, con la necessità di trovare un compromesso tra semplificazione burocratica e tutela del patrimonio edilizio e urbano, nonché dei diritti dei cittadini.