La recente operazione dei carabinieri che ha portato all’arresto di numerosi membri del clan Rega-Piacente di Brusciano ha svelato particolari interessanti sulle metodologie adottate dalla banda per evitare l’arresto durante le attività illegali. Uno degli episodi più sorprendenti ha coinvolto un presunto spacciatore, il cui desiderio di gustare un caffè si è trasformato in un’inaspettata cattura.

Una carabiniera, camuffata da cameriera, è riuscita a catturare l’individuo facendogli arrivare la tanto agognata tazzina di caffè, facendo di fatto scattare l’arresto. L’ordinanza del giudice menziona anche un commento di scherno di una donna intercettata, che ha definito l’arrestato come un “pesce”, evidenziando la beffa subita dallo spacciatore intrappolato nella rete dei carabinieri.

Questo episodio si inserisce all’interno di un’indagine più ampia coordinata dalla Dda di Napoli, che ha portato all’esecuzione di 41 misure cautelari, indebolendo significativamente il potere del clan Rega-Piacente di Brusciano.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il clan aveva a disposizione due abitazioni, fornite da Enza Cipriani e Vincenzo De Luca, entrambi coinvolti e finiti in carcere. Questi luoghi fungevano da rifugio per i pusher quando le forze dell’ordine si avvicinavano. Al segnale convenzionale, il grido “Marco, Marco”, gli spacciatori si davano alla fuga per evitare l’arresto.