“Negli anni ’80 il territorio di Boscofangone finì devastato, violentato, dai Casalesi con la complicità, gli interessi di politici, imprenditori e contadini avidi di denaro, con l’intombamento di bidoni pieni di rifiuti pericolosi e industriali provenienti dal centro-nord Italia, sotto capannoni industriali, nei pozzi, e sotto la Nola/Villa Literno. Quella devastazione ha causato, in maniera esponenziale, un aumento costante di tumori nella popolazione di questo territorio”. Inizia così l’appello che Aniello Manganiello – sacerdote storicamente impegnato nella lotta alla camorra, animatore dell’oratorio del Rione don Guanella tra Miano e Scampia a Napoli – rivolge al sindaco di Nola, Carlo Buonauro, e al sindaco metropolitano di Napoli, Gaetano Manfredi.
Manganiello, fondatore dell’associazione Ultimi, è originario di Camposano, nel nolano, e il suo appello è nato dopo un ritorno a casa nei luoghi della sua famiglia. “È in atto, però, un’altra devastazione – prosegue don Aniello – fatta sempre di cemento e di asfalto, con progressiva riduzione di suolo verde e agricolo. Questo territorio è ricco di acqua proveniente dai monti della Bassa Irpinia ed è la zona più ricca di acqua del meridione d’Italia. I Borbone lo sapevano benissimo: con i loro ingegneri misero in campo un grande progetto per fare di questo territorio paludoso, immerso nell’acqua, una zona fertile, un’area coltivabile. Diedero vita ad una rete di canali, i Regi Lagni, funzionali alla raccolta delle acque provenienti dalle piogge e dalle montagne circostanti.
Costruirono anche piccoli canali, destinati allo stesso scopo, chiamati ‘lagnuoli'”. “Probabilmente – prosegue – gli attuali ingegneri non hanno le stesse capacità degli ingegneri dei Borbone se, come si evince dalle fotografie, nella costruzione di decine di capannoni autorizzata dal Comune di Nola non si è tenuto conto della falda acquifera dei Lagni e lagnuoli. Hanno costruito – denuncia – sopra i canali, sulla falda acquifera, interrompendo il percorso naturale dell’acqua che ovviamente ne ha individuato un altro. Le conseguenze sono state lo sviluppo di canneti, là dove venivano coltivati pomodori, patate, tabacco, boschi di nocciole avellane seccate, strutture di ristorazione come il ristorante ‘La Locanda’ danneggiato in maniera irrimediabile”.
Don Aniello conclude: “Davanti a questo scempio dormono i cittadini e dorme anche il Comune di Nola. Mi dicono che il sindaco di Nola è un magistrato. A maggior ragione dovrebbe intervenire e dare una risposta ai cittadini che hanno i loro beni in questo territorio. Non siamo numeri, siamo persone con diritti e doveri. Caro sindaco dia, per cortesia, un colpo”.