Condannati i killer del pescivendolo, la moglie: "Nulla mi ridarà Antonio"

Le pene stabilite per i complici dell’omicidio di Antonio Morione segnano un nuovo passaggio nella lunga vicenda giudiziaria

A cura di Redazione
11 dicembre 2025 13:04
Condannati i killer del pescivendolo, la moglie: "Nulla mi ridarà Antonio" -
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Le pene stabilite per i complici dell’omicidio di Antonio Morione segnano un nuovo passaggio nella lunga vicenda giudiziaria iniziata dopo quella sera del 23 dicembre 2021. Accanto all’ergastolo inflitto all’imputato principale, la Corte ha condannato a trent’anni Di Napoli e Palumbo, mentre per Acunzo la pena è stata fissata in vent’anni. Sentenze accolte con dolore ma anche con la consapevolezza di un passo decisivo, come ha dichiarato la moglie della vittima: «Nessuna condanna mi restituirà Antonio».

A esprimere la propria posizione è intervenuto anche don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis della Regione Campania, che ha seguito il caso fin dai primi momenti. Palmese ha ricordato come l’accompagnamento alle famiglie delle vittime non riguardi solo la presenza alle udienze, ma un sostegno umano costante: «Ribadiamo l’importanza della verità e della giustizia per i familiari. Restiamo al loro fianco nella vita quotidiana e durante tutto il percorso giudiziario, rispettando ogni decisione del tribunale».

Un nuovo spazio di ascolto per le vittime

Il presidente della Fondazione ha inoltre richiamato un’iniziativa appena inaugurata nel Palazzo di Giustizia di Napoli: uno spazio dedicato all’ascolto e al supporto dei familiari delle vittime. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con la Presidenza della Corte d’Appello, la Procura Generale e la Cooperativa Eva. L’obiettivo è offrire un luogo sicuro in cui trovare informazioni, orientamento e sostegno, riducendo il rischio di vittimizzazione secondaria, frequente nei complessi percorsi giudiziari.

L’accompagnamento alla famiglia Morione

Nel corso di questi anni, la famiglia di Antonio Morione è stata affiancata dall’equipe specializzata della Fondazione Polis, presente a ogni udienza. Un lavoro che, come sottolinea Palmese, è fondato prima di tutto sull’ascolto e sull’umanità, oltre che sulle competenze professionali. L’intento è favorire un percorso capace di restituire dignità alla vittima e sostegno ai familiari, accompagnandoli verso una nuova forma di equilibrio dopo una perdita improvvisa e violenta.

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