Scarcerato il boss di Ponticelli

La scarcerazione di Giuseppe Casella, ritenuto ras di Ponticelli, rischia di rimettere in movimento gli equilibri criminali della periferia est di Napoli. Il 47enne, capozona di via Franciosa, è uscit...

02 novembre 2025 17:00
Scarcerato il boss di Ponticelli -
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La scarcerazione di Giuseppe Casella, ritenuto ras di Ponticelli, rischia di rimettere in movimento gli equilibri criminali della periferia est di Napoli. Il 47enne, capozona di via Franciosa, è uscito dal penitenziario di Cagliari e ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute, dopo aver subito un delicato intervento chirurgico per una cardiopatia ischemica severa.

Difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Domenico Dello Iacono, Casella era già condannato in primo grado a 14 anni per associazione mafiosa e a 3 anni e sei mesi per estorsione, per aver minacciato e picchiato un parcheggiatore abusivo. La decisione della Corte di Appello di Napoli si basa sulle perizie mediche che ne attestano l’incompatibilità con il regime carcerario.

Implicazioni per la criminalità locale

Gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) considerano Casella uno degli esponenti principali della holding della famiglia Casella, parte della rete del clan De Luca Bossa-Minichini. La sua scarcerazione potrebbe favorire una ricomposizione delle alleanze criminali e aumentare le tensioni tra i gruppi di Napoli Est.

Casella era già noto alle cronache locali: il suo ultimo arresto risale a novembre 2022, durante una maxi-inchiesta che portò a oltre 60 arresti, tra cui membri del clan De Luca Bossa-Minichini e giovani affiliati delle famiglie storiche.

Processo ai clan dell’area nord di Napoli

Parallelamente, è iniziato il processo contro presunti appartenenti al clan De Rosa di Qualiano, accusati di associazione mafiosa, traffico di droga ed estorsioni. Tra gli imputati figurano Ugo De Rosa, Salvatore Di Marino, Salvatore Palma, Michele Di Palma, Nicola Di Palma e altri. Alcuni sono posti ai domiciliari, mentre altri restano in carcere.

Le indagini hanno documentato un controllo capillare del territorio, con estorsioni a imprenditori, commercianti e gestori di attività locali, e un’organizzazione per la gestione delle piazze di spaccio, attiva anche a Villaricca e Giugliano.

Secondo gli inquirenti, i promotori del clan De Rosa pianificavano quotidianamente le estorsioni nei cantieri, nelle sale scommesse e nei negozi locali. Alcune attività commerciali, come bar e barberie, venivano utilizzate come punti di incontro tra vittime e esattori.

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