Accoltellata e lasciata in strada, la figlia chiede giustizia sui social

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne arriva da Qualiano un appello che colpisce per durezza e lucidità. Marika, figlia della donna di trentacinque anni ferita gravemente dal su...

26 novembre 2025 10:30
Accoltellata e lasciata in strada, la figlia chiede giustizia sui social -
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Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne arriva da Qualiano un appello che colpisce per durezza e lucidità. Marika, figlia della donna di trentacinque anni ferita gravemente dal suo ex compagno, ha affidato ai social un messaggio di denuncia e richiesta di giustizia: «Voglio l’assassino di mia madre dentro per sempre». Parole che riflettono la rabbia, la paura e la frustrazione di fronte a un’aggressione avvenuta nonostante precedenti segnalazioni e misure restrittive.

L’aggressione: sette coltellate dopo l’evasione dai domiciliari

La donna, residente a Qualiano in provincia di Napoli, è stata colpita sabato scorso con sette coltellate alla testa e al corpo. L’autore dell’aggressione è l’ex compagno, ventinove anni, che si trovava agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in seguito a una precedente denuncia della stessa vittima per maltrattamenti.

L’uomo è evaso, ha raggiunto l’abitazione della donna e l’ha aggredita con un coltello. La trentacinquenne è stata ricoverata in condizioni gravi, ma secondo i medici non è in pericolo di vita. Un esito definito un «miracolo» dal personale sanitario, vista la violenza dell’attacco.

Il grido della figlia: «Basta misure che non proteggono»

Marika, nata da un precedente matrimonio, ha pubblicato un lungo sfogo su Facebook, denunciando ciò che considera il fallimento degli strumenti di tutela previsti per le vittime di violenza domestica.

«Basta femminicidi, basta arresti domiciliari dopo varie denunce, basta braccialetti inutili e basta leggi che non portano alla salvezza di queste donne in pericolo», ha scritto. La giovane ha rivelato che sua madre, solo mezz’ora prima dell’aggressione, si era recata in caserma, convinta di essere adeguatamente protetta dalle forze dell’ordine.

«Non si può più vivere nella paura. Voglio giustizia per mamma, voglio giustizia per tutte le donne. Aiutateci a far arrivare il messaggio a chi di dovere. Questa è la nostra realtà», ha aggiunto.

Le parole simboliche dell’attivismo femminista

In un secondo post, Marika ha condiviso le parole dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres, le stesse rilanciate nei giorni scorsi da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, vittima di femminicidio:

«Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani tocca a me, mamma, se domani non torno, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima».

Un testo che condensa dolore, consapevolezza e la richiesta collettiva di spezzare una catena di violenze che continua a ripetersi.

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