Rivoluzione social: stop fino ai 15 anni

Il Parlamento accelera sull’approvazione di una legge bipartisan, sostenuta da Fratelli d’Italia e Partito Democratico, per regolamentare l’attività dei cosiddetti baby influencer e l’accesso dei mino...

06 ottobre 2025 12:30
Rivoluzione social: stop fino ai 15 anni -
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Il Parlamento accelera sull’approvazione di una legge bipartisan, sostenuta da Fratelli d’Italia e Partito Democratico, per regolamentare l’attività dei cosiddetti baby influencer e l’accesso dei minori ai social network. Dopo un confronto serrato con la Commissione europea sul nodo della verifica dell’età, il disegno di legge dovrebbe essere approvato definitivamente entro l’inizio del 2026.

Stop ai social sotto i 14 o 15 anni

La riforma prevede il divieto di aprire o mantenere un account social per chi ha meno di 14 o 15 anni (la soglia è in fase di definizione). Le piattaforme che non rispetteranno il divieto rischiano sanzioni da parte del Garante della Privacy.

Un’altra novità riguarda gli adolescenti fino a 18 anni che svolgono attività sui social con finalità commerciali: l’Agcom dovrà predisporre linee guida e strumenti di tutela per evitare casi di sfruttamento da parte di genitori o terzi.

Il fenomeno dei baby influencer

Sempre più bambini e ragazzi pubblicano video in cui sponsorizzano prodotti di moda, cosmetici o altri beni di consumo, seguendo le orme degli influencer più noti. I guadagni, però, finiscono spesso nelle mani degli adulti che gestiscono i loro profili.

Secondo un report di Save the Children, circa 336mila minori italiani tra i 7 e i 15 anni hanno già avuto esperienze lavorative, comprese attività di creazione di contenuti sui social. Un fenomeno esploso nell’ultimo decennio con la crescita dei grandi influencer.

Precedenti e nuove regole

In passato sono già stati avviati interventi di controllo, come le indagini fiscali sugli influencer dopo lo scandalo “Pandorogate”. Tuttavia, le misure non si erano concentrate specificamente sui minori.

Attualmente, per aprire un account social sotto i 14 anni è necessario il consenso dei genitori, ma i sistemi di verifica dell’età risultano deboli e facilmente aggirabili. Meta, ad esempio, utilizza strumenti di intelligenza artificiale per stimare l’età degli utenti, mentre TikTok chiede documenti solo in casi particolari. Da qui le prime azioni legali collettive avviate dal Moige contro i colossi digitali.

Consenso ai dati e verifica dell’età

Il ddl propone di alzare da 14 a 16 anni l’età minima per fornire autonomamente il consenso al trattamento dei dati personali. Alcuni emendamenti della maggioranza, però, puntano a fissare in modo uniforme la soglia a 14 anni.

Per la verifica dell’età si pensa di utilizzare il nuovo mini-portafoglio digitale europeo, in arrivo entro il 30 giugno 2026, o il portafoglio digitale nazionale. Si tratterebbe di strumenti in grado di accertare l’età senza raccogliere o profilare dati sensibili. Alcune proposte chiedono invece l’obbligo di presentare carta d’identità e codice fiscale.

Linee guida Agcom e campagne di sensibilizzazione

Una volta approvata la legge, l’Agcom avrà 180 giorni per adottare le linee guida dedicate agli under 18, con regole su trasparenza delle sponsorizzazioni, limiti agli ingaggi e misure per evitare che attività commerciali vengano mascherate da hobby.

Parallelamente, sono previste campagne informative mirate ai genitori e ai ragazzi sui rischi del web e sull’utilizzo dei sistemi di controllo parentale.

Una stretta per proteggere i minori

Con questa legge, l’Italia si prepara a introdurre una delle normative più severe in Europa sull’uso dei social da parte dei minori e sul fenomeno dei baby influencer. L’obiettivo dichiarato è duplice: garantire la protezione dei dati e della salute psicologica dei ragazzi, e impedire che il lavoro digitale dei minori diventi terreno di sfruttamento economico.

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