Era lì solo per partecipare con la famiglia alla processione in onore della Madonna dell’Arco, come tanti altri, quando è stato colpito al volto da una scheggia di proiettile e ha perso l’uso di un occhio. È la drammatica storia di un ragazzo di 23 anni, vittima innocente di un agguato di camorra avvenuto lo scorso 13 aprile nella zona delle Case Nuove, durante un momento di devozione popolare che si è trasformato in una scena da incubo.
Nella giornata di oggi la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito un arresto: in manette è finito Vincenzo Minichini, 35 anni, ritenuto vicino al clan Contini, accusato di essere l’autore della sparatoria avvenuta quella sera intorno alle 22:30. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Minichini avrebbe agito per vendetta, in seguito a una lite tra ragazze — tra cui sue due cugine e la moglie di Mauro Russo, uno dei due uomini feriti nel raid.
La dinamica
Minichini, a bordo di una Fiat Panda, si sarebbe avvicinato al corteo religioso e, una volta sceso, avrebbe aperto il fuoco in mezzo alla folla, sparando 4-5 colpi ad altezza uomo. Tra i feriti, oltre a Mauro Russo – legato alla famiglia camorristica dei Marigliano, secondo gli inquirenti – anche il giovane 23enne, completamente estraneo alle dinamiche criminali, colpito in pieno volto da una scheggia e trasportato d’urgenza all’ospedale del Mare.
Il movente: una lite tra donne
Alla base del raid, secondo la Procura di Napoli e la Squadra Mobile, vi sarebbe stata una lite scoppiata tra alcune donne, che sarebbe degenerata in un regolamento di conti di matrice camorristica. Russo, che partecipava alla processione con moglie e figli, è rimasto colpito a un braccio ed è accompagnato all’ospedale Vecchio Pellegrini da un amico.
Le accuse
A Vincenzo Minichini è contestato il duplice tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dalle finalità mafiose e dai futili motivi, oltre al porto illegale di arma da fuoco. L’arma utilizzata nel raid non è ancora ritrovata.