Non si tratta della quattordicesima, che viene corrisposta a circa 3 milioni di pensionati con un importo che, nel migliore dei casi, può arrivare a 655 euro. Il pagamento di cui parliamo riguarda invece una misura differente: si tratta di una vera e propria pensione, ovvero il secondo semestre 2025 per coloro che percepiscono un trattamento molto basso e per cui l’INPS applica regole diverse rispetto alla generalità dei pensionati.
Infatti, anziché ricevere la pensione ogni mese, in questi casi l’accredito avviene in anticipo, con i ratei accorpati in una o due soluzioni annue, come previsto dal Decreto Ministeriale del 25 marzo 1998. Proprio per questo motivo, luglio diventa un mese importante per quei pensionati che percepiscono un importo modesto.
Quali pensioni pagano a luglio?
Il decreto stabilisce che se l’importo mensile della pensione è inferiore al 2% del trattamento minimo (pari quest’anno a 603,40 euro), il pagamento è effettuato in un’unica soluzione a gennaio, comprensiva di 12 mensilità più la tredicesima.
Diversamente, se l’importo è superiore al 2% ma entro il 15% del trattamento minimo, il pagamento è effettuato in due tranche semestrali: una a gennaio e una a luglio, con la tredicesima interamente corrisposta a luglio.
Per facilitare i calcoli, le soglie sono arrotondate a 5 euro per difetto, pertanto nel 2025 si considerano i limiti di 10 e 90 euro. Nel dettaglio:
Se l’importo mensile è compreso tra 0,01 e 10 euro, l’accredito totale è effettuato a gennaio, comprendendo tutti i ratei più la tredicesima, con un massimo di circa 130 euro;
Se invece l’importo mensile è tra 10,01 e 90 euro, il pagamento è suddiviso in due tranche: il primo semestre a gennaio, il secondo a luglio, con la tredicesima interamente corrisposta a luglio.
Pertanto, questo luglio arriverà il saldo per chi rientra in questa seconda fascia. Nel caso migliore, ovvero per chi percepisce un importo di 90 euro al mese, si arriverà a un totale di 630 euro: 540 euro di pensione più 90 euro di tredicesima.
Chi percepisce pensioni così basse?
Può sembrare incredibile, ma è possibile ricevere pensioni così ridotte, specialmente con il calcolo contributivo, che tiene conto esclusivamente della contribuzione versata.
Ad esempio, chi va in pensione con pochi anni di contributi, come nel caso della pensione di vecchiaia contributiva, per la quale sono sufficienti appena 5 anni di lavoro (anche se con un’età minima di 71 anni). Oppure chi smette di lavorare in anticipo a causa di invalidità e beneficia di una pensione che richiede anch’essa almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 negli ultimi 5 anni, come l’Assegno ordinario di invalidità. Anche chi riceve una quota di pensione di reversibilità potrebbe trovarsi con un assegno così basso.
Infine, è importante ricordare che le pensioni calcolate interamente con il metodo contributivo non beneficiano dell’integrazione al trattamento minimo, che normalmente porta l’assegno a raggiungere almeno i 600 euro.