Un telefono cellulare con scheda SIM e un’arma rudimentale composta da una lametta da barba fissata al manico di uno spazzolino. È questo il materiale sequestrato il 27 maggio scorso all’interno della cella del carcere minorile di Casal del Marmo, dove è detenuto il minorenne recentemente condannato, in primo grado, a 18 anni e 8 mesi per l’omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) al termine di una lite.
Nuova indagine affidata alla Procura minorile di Roma
Il ritrovamento ha dato il via a una nuova inchiesta, affidata alla Procura per i Minori di Roma, coordinata dal pubblico ministero Maria Teresa Leacche. Il giovane sarà ascoltato martedì prossimo, quando avrà l’opportunità di fornire la propria versione dei fatti. Indagato anche il compagno di cella, un diciottenne originario di Catania.
L’origine dell’inchiesta: post sospetti sui social
L’indagine è scaturita da una serie di immagini apparse sui social network, in cui il minorenne appariva all’interno della struttura detentiva. Le fotografie sono state pubblicate prima e dopo la sentenza di condanna, facendo sorgere il sospetto che il giovane potesse avere accesso illecito a un telefono cellulare. In un primo momento, i familiari si erano assunti la responsabilità delle immagini, sostenendo che si trattasse di screenshot di videochiamate effettuate durante i colloqui. Tuttavia, alcune delle fotografie ritraevano ambienti non compatibili con quelli accessibili durante le visite.
Per quanto riguarda invece le immagini accompagnate da commenti sarcastici sulla sentenza, pubblicate sul profilo del ragazzo dopo la condanna, non sono emersi riscontri certi sulla sua responsabilità diretta. È possibile che siano caricate da terzi, utilizzando materiale fotografico già diffuso in precedenza.
Altra indagine in corso ad Airola
Parallelamente, il giovane è coinvolto in una seconda inchiesta, coordinata dalla Procura per i Minori di Napoli, riguardante un periodo precedente alla condanna per l’omicidio. In quel momento era detenuto presso il carcere minorile di Airola (Benevento). Anche in questo caso, le indagini vertono sull’introduzione illecita di telefoni cellulari all’interno dell’istituto penitenziario. Risultano indagati anche il fratello del minorenne e un terzo soggetto.