Un fiume di persone, un dolore collettivo e un grido che si alza potente: “Giustizia, giustizia!”. Così la comunità di Afragola ha dato oggi l’ultimo saluto a Martina, la ragazza di soli 14 anni uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato, un delitto che ha sconvolto non solo la Campania, ma l’intero Paese.

La cerimonia funebre si è svolta nella chiesa principale del comune napoletano, gremita da migliaia di persone. Commozione profonda, lacrime e silenzio hanno scandito ogni momento della messa, celebrata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, affiancato dal prefetto di Napoli, Michele di Bari. Presenti anche il padre e la madre di Martina, stretti in un dolore composto ma straziante.

All’uscita del feretro bianco, un lungo applauso ha rotto il silenzio. Centinaia di palloncini bianchi sono stati liberati in cielo dai tanti giovani presenti, molti dei quali indossavano magliette con il volto della ragazza e la scritta “Ciao Martina”. L’atmosfera, carica di commozione, ha mostrato tutta la solidarietà e la rabbia di una comunità ferita, incapace di accettare una morte così ingiusta.

Durante l’omelia, il cardinale Battaglia ha pronunciato parole toccanti e dure:

“Oggi, davanti a Martina, dobbiamo assumerci tutti una responsabilità collettiva. L’amore non è possesso, non è controllo, non è dipendenza. L’amore vero rende liberi”.

Con voce rotta dall’emozione, ha aggiunto:

“Se amare ti fa male, non è amore. Se per amore devi annullarti, non è amore, se per amore arrivi a fare del male, non è amore ma solo violenza. E la violenza non è mai giustificabile”.

Martina è diventata il simbolo di una tragedia che si ripete troppo spesso, quella della violenza maschile contro le donne, contro le ragazze, contro chi dice “no”. Il suo sorriso spezzato diventa oggi un monito, un grido, un impegno: perché nessuna ragazza debba più morire per mano di chi dice di amarla.