A Cerreto Sannita, quattro operatori socio-sanitari (OSS) di una casa albergo per anziani e persone non autosufficienti sono stati sottoposti a misure cautelari, con il divieto di avvicinarsi alla struttura. Queste misure sono state adottate nell’ambito di un’inchiesta condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza, che ha ipotizzato gravi maltrattamenti ai danni degli ospiti della struttura.
Gli Interrogatori di Garanzia: Scelte Contrapposte
Durante gli interrogatori di garanzia, due degli indagati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre gli altri due hanno risposto alle domande del giudice, respingendo con forza tutte le accuse a loro carico.
Chi ha scelto il silenzio:
Giuseppe Parente, 51 anni, di Cerreto Sannita, assistito dagli avvocati Antonio e Roberto Barbieri.
Alfonso Matera, 48 anni, di Sant’Agata dei Goti, difeso dall’avvocato Massimo Viscusi.
Entrambi si sono presentati davanti al giudice per le indagini preliminari (GIP) Pietro Vinetti, ma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Il pubblico ministero (PM) Stefania Bianco aveva inizialmente richiesto per loro gli arresti domiciliari, ma il GIP ha respinto questa richiesta, optando per il divieto di avvicinamento.
Chi ha risposto alle accuse:
Lucia Anna Masone, 56 anni, di Guardia Sanframondi, difesa dall’avvocato Emiliano Vaccarella.
Giovanna Scognamiglio, 30 anni, di Valle dei Maddaloni, assistita dall’avvocato Cosimo Ciotta.
Entrambe le donne hanno deciso di rispondere alle domande del GIP, dichiarandosi completamente estranee ai fatti contestati e negando con determinazione ogni coinvolgimento nelle presunte condotte abusive.
Le Accuse: Maltrattamenti Aggravati
Le accuse che pendono sugli indagati riguardano episodi di maltrattamenti aggravati, che sarebbero iniziati a gennaio. Secondo l’accusa, alcuni ospiti della struttura sarebbero stati vittime di comportamenti deplorevoli, tra cui derisione, strattonamenti, schiaffi e la mancata assistenza ai loro bisogni fondamentali.
L’Inchiesta: Dalle Segnalazioni Anonime alle Intercettazioni
L’inchiesta è partita da un esposto anonimo, seguito dalle segnalazioni telefoniche di una tirocinante che lavorava nella struttura. Questa tirocinante ha svolto un ruolo cruciale nelle indagini, fornendo registrazioni audio e video che documenterebbero i presunti abusi. Le intercettazioni telefoniche e le prove raccolte hanno quindi supportato le ipotesi investigative, portando alle misure cautelari emesse dal GIP.