La battaglia contro il falso Made in Italy continua con vigore. Gli agricoltori della Coldiretti Campania, determinati a difendere l’autenticità dei prodotti italiani, hanno lanciato un nuovo capitolo della loro protesta. Alcuni dei 44 container di concentrato di pomodoro cinese, sbarcati nei giorni scorsi al porto di Salerno, sono stati consegnati a un’azienda conserviera di Sarno per essere trasformati e etichettati come prodotti italiani.
Questo utilizzo delle leggi vigenti, che consentono di etichettare come “italiano” un prodotto solo perché l’ultima fase della lavorazione avviene in Italia, ha scatenato l’indignazione degli agricoltori. Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, ha dichiarato con forza: “Subiamo un furto di valore e di identità. Il pomodoro importato dalla Cina non ha le stesse caratteristiche né gli stessi standard di sicurezza dei prodotti italiani, oltre a non rispettare le corrette politiche di lavoro e agricole. Le nostre imprese non possono sopravvivere a questa concorrenza sleale. Chiediamo contratti di filiera che garantiscano prevedibilità e sostenibilità economica al di sopra dei costi di produzione. Altrimenti, le nostre imprese sono destinate a morire”.
La protesta ha assunto forme simboliche: quaranta motociclette hanno scortato, in segno di protesta, i fusti di concentrato di pomodoro verso l’azienda di Sarno, che si occuperà dell’ultima fase della lavorazione e dell’apposizione dell’etichetta con il tricolore.
Alla manifestazione erano presenti diverse figure di rilievo di Coldiretti: oltre a Gennarino Masiello, il presidente regionale Ettore Bellelli, il direttore regionale Salvatore Loffreda e i direttori delle altre province, tra cui Vincenzo Tropiano, Giuseppe Miselli, Gerardo Dell’Orto, Maria Tortoriello e Annamaria Cascone, responsabile Donne Coldiretti Campania.
Ettore Bellelli, presidente di Coldiretti Campania, ha ribadito l’inaccettabilità della situazione: “I container arrivano a Sarno e il pomodoro concentrato cinese, con una semplice lavorazione, diventa italiano. Questo non possiamo accettarlo. Siamo qui per chiedere un cambio nelle regole del codice doganale. In etichetta deve essere prevista l’origine della materia prima, a salvaguardia del Made in Italy”.
Anche Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Salerno, ha espresso preoccupazione: “È un doppio danno, di valore e di immagine. È anche un inganno per quei consumatori stranieri che vedono arrivare sulla loro tavola prodotti che identificano come italiani. Lo stesso succede al nostro pomodoro San Marzano, coltivato in pochi ettari ma trovato falsificato in tutto il mondo”.