La Sonrisa, conosciuta anche come il “Castello delle Cerimonie”, è stata al centro di una lunga e complessa vicenda giudiziaria che ha suscitato rabbia e sconcerto tra i suoi proprietari e i lavoratori dipendenti. La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che rende esecutiva la confisca della struttura, sollevando una serie di preoccupazioni e incertezze sul suo futuro. Ciro Polese, uno dei soci e proprietari della Sonrisa, ha espresso la delusione e l’indignazione di fronte alla decisione della Cassazione. Polese ha dichiarato di considerare l’ingiustizia della situazione e di valutare con i suoi avvocati la possibilità di appellarsi alla Corte di Strasburgo, per essere valutati da una Corte imparziale. La sentenza ha colpito duramente non solo i proprietari, ma anche le circa trecento famiglie che lavorano presso la struttura e l’indotto ad essa collegato.
La storia giudiziaria della Sonrisa ha avuto inizio nel 2011, quando sono emersi abusi edilizi contestati dalle autorità su un’area di oltre 40.000 metri quadrati, risalenti fino al 1979. La confisca riguarda gli immobili e i terreni su cui sorge la struttura ricettiva, che saranno acquisiti nel patrimonio immobiliare del Comune di Sant’Antonio Abate.
La sentenza, giunta dopo anni di procedimenti legali, ha lasciato la comunità locale divisa tra la speranza di mantenere in piedi una risorsa economica importante per il territorio e la preoccupazione per il futuro dei lavoratori dipendenti. Il sindaco di Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale, si è trovato di fronte a un dilemma: decidere se demolire completamente la struttura o utilizzarla solo per scopi di pubblica utilità.
La Sonrisa rappresenta non solo una struttura ricettiva di rilevanza economica per la zona, ma anche un punto di riferimento per la comunità locale e un’importante fonte di lavoro per centinaia di famiglie.