La scomparsa di Antonio Juliano, figura iconica del calcio partenopeo, ha lasciato un vuoto nel cuore dei tifosi del Napoli e nella storia del club. Nato e cresciuto a Napoli, Juliano ha incarnato per 17 stagioni consecutive i colori azzurri, distinguendosi non solo per la sua dedizione sul campo, ma anche per il suo ruolo di dirigente di spicco dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Avrebbe compiuto 81 anni il 26 dicembre, ma si è spento stamane in ospedale dove sta affrontando una malattia.
La sua carriera da calciatore è stata un trionfo di successi e legami indissolubili con la maglia del Napoli. Con 505 presenze e 38 gol, ha contribuito alla conquista di importanti trofei, tra cui due Coppe Italia (1962 e 1976), una Coppa delle Alpi nel 1966 e la Coppa di Lega Italo-Inglese nel 1976, suggellando il suo status di punto di riferimento per la squadra.
Non solo un calciatore, ma un uomo che ha segnato profondamente la storia del Napoli anche come dirigente. Juliano ha avuto un impatto determinante negli affari di mercato del club, orchestrando alcuni degli acquisti più fondamentali nella storia partenopea. È stato lui a plasmare il trasferimento dell’olandese Rudi Krol nel 1980 e, soprattutto, a siglare l’acquisizione epocale di Diego Armando Maradona nell’estate del 1984, un momento che ha scritto nuove pagine di gloria per il club.
La sua presenza in Nazionale è stata altrettanto rilevante, contribuendo al trionfo come campione d’Europa nel 1968 e al secondo posto ai mondiali di Messico 1970, dove ha lasciato un’impronta tangibile con la sua esperienza e la sua classe.